L'ex difensore nerazzurro Marco Materazzi, da La Gazzetta dello Sport ha raccontato un retroscena legato al derby di Milano e alle sue vicende familiari: "Mio figlio Davide è sempre stato così, in tutto: bastian contrario. Quella volta però esagerò. Vigilia di derby, solito appuntamento alla Pinetina: ore 19. Faccio in tempo a passare a una mostra Nike sull’arte del calcio, ci sono anch’io dentro una sfera metallica dove mi avevano messo a palleggiare. “Mi accompagni, Davide?”. “Sì, papà”. Arrivo davanti alla porta per uscire e me lo trovo così: maglia del Milan addosso, sulle spalle il 23 e la scritta Materazzi. Un regalo che gli aveva fatto Ambrosini, molto divertito quando seppe che si era messo in testa di tifare Milan. “No, Davide: oggi con quella maglia non puoi uscire”.
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Davide, sei anni e mezzo: “Non la tolgo. Andiamo, papà”. Tre ore in giro per Milano così, il giorno prima di un derby per noi decisivo: ci giocavamo lo scudetto, anche quella domenica. Fu un incubo, più o meno. Io non sono uno che diventa rosso facilmente, ma quel giorno feci fatica: decine di sguardi che dicevano “Materazzi è impazzito”, anche qualche milanista fra l’allibito e il divertito, e io alzavo le spalle senza trovare le parole. Quella maglia di Davide mi mise in difficoltà molto più della famosa maglia «per» Davide e i suoi 5 anni: quella che feci vedere a tutto lo stadio dopo aver segnato di testa nel derby che finì 4-3. Venni espulso e poi alla Disciplinare feci disperare l’avvocato dell’Inter: “Spiega che non ce l’avevi con i tifosi del Milan”, si raccomandò. Mi chiesero: perché si è alzato la maglia e ha esagerato così con l’esultanza? Voleva provocare? “L’ho fatto perché sono anni che mi cantano figlio di puttana. E perché l’avevo promesso a mio figlio”. E i 10.000 euro di multa diventarono 5.000".
(Fonte: La Gazzetta dello Sport 14/10/17)
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