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Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Gianfranco Matteoli ha parlato dell'Inter attuale, confrontandola con la sua del passato:
«Ci sono analogie tra questa Inter e quella del Trap? Ogni periodo ha i suoi calciatori. Ma due punti di contatto si possono trovare. Il primo è nella figura dell’allenatore. Conte oggi, come Trapattoni con noi, è riuscito a creare un gruppo solido, coeso, impermeabile alle sollecitazioni esterne. Mi sembra di rivivere le sensazioni della mia Inter, una squadra e un gruppo di lavoro formidabile. Nell’Inter di oggi chiunque entra fa la sua parte: non è un caso, va oltre la forza dei singoli. E queste sono le cose che portano punti».
L’altro punto di contatto?
«Questa Inter è matura come lo era la mia. Oggi Lukaku e compagni sanno perfettamente come si gestiscono i momenti della partita. Sanno quando accelerare, gestire, stringere i denti. Capitava anche a noi: in un modo o nell’altro vincevamo, gli avversari non sapevano come prenderci».
Qual è stato il momento di svolta, per l’Inter di oggi e per voi?
«Per noi l’eliminazione dalla Coppa Italia: uscimmo subito, avevamo dei problemi, cambiammo marcia dopo quella delusione. L’Inter di oggi secondo me è nata l’anno scorso: ha chiuso seconda a un punto, è arrivata in finale di Europa League. Tutti, a inizio campionato, erano consapevoli che sarebbe stato l’anno giusto».
Trap le cambiò ruolo, oggi Conte l’ha fatto con Eriksen.
«Con me fu quasi un caso: accadde tutto in una partita del Mundialito, non c’era nessuno, da trequartista Trap mi mise in regia e non ho più cambiato. Con Eriksen era solo questione di tempo. L’Italia è un campionato con una pressione enorme. Vale per tutti: se non hai grande personalità, se non sei strutturalmente preparato, vai in sofferenza. Il danese si è rivelato un ragazzo molto intelligente».
A proposito di personalità: Barella.
«L’ho visto giocare la prima volta a 7 anni. Lo mettevamo con i più grandi, con quelli della sua età non poteva starci: ci lasciava senza parole. Era il più piccolo ma tutti lo stavano a sentire. Ebbi subito la percezione di trovarmi di fronte a un ragazzo speciale, sul piano mentale. Poi sulla tecnica ha lavorato duro. Non mi stupisce per niente quanto sta facendo».
Farà il capitano?
«Perché non dovrebbe? Ormai ha una caratura internazionale, fa il titolare anche con Mancini: ha tutto per portare la fascia. Ma l’ha sempre avuto».
Dove può ancora crescere?
«Nel numero di gol: deve farne 7-8 gol a campionato, Ma non ci metterà molto, vedrete».
Può aprire un ciclo, questa Inter?
«In questo momento in Italia i nerazzurri sono largamente al di sopra di tutti. Ecco perché dico di sì: si può vincere a lungo».
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