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Mazzarri: «Sono partito da sotto terra. Devo tutto a…»

Seconda parte dell’intervista esclusiva realizzata da Andrea Sorrentino per La Repubblica all’allenatore dell’Inter Walter Mazzarri che in questo stralcio racconta le sue origini e gli inizi della sua carriera, senza aiuti e con...

Lorenzo Roca

Seconda parte dell'intervista esclusiva realizzata da Andrea Sorrentino per La Repubblica all'allenatore dell'Inter Walter Mazzarri che in questo stralcio racconta le sue origini e gli inizi della sua carriera, senza aiuti e con tanta fatica. 

La salita è la metafora della sua vita, si direbbe. «In tutta sincerità, e senza voler passare per il presuntuoso che non sono: mi sento unico. Sono partito non da zero, ma da sottozero. Senza aiuti o raccomandazioni sono arrivato in serie A. La mia famiglia parte da zero, come si dice? Una scarpa e una ciabatta. Dal nulla, mio padre apre una piccola industria nel ramo alimentare. Ho il ricordo di lui che lavora e mia madre che bada alle fatture, già da piccolo vivo nel mondo dei conti da far quadrare, i numeri sul foglio, gli investimenti calcolati. Mio padre mi vorrebbe in azienda ma mi piace il calcio, e comunque già a 15 anni per orgoglio non voglio la paghetta, ce la devo fare da solo. Il mestiere di calciatore non fa per me, lo capisco subito: adoro giocare ma non sono a mio agio nello spogliatoio, nelle sue logiche. Sono un lupo solitario, fuori dal coro. Frequento l’università, Economia e Commercio, mi mancheranno per sempre otto esami perché a un certo punto parto militare e addio, ma i primi esami li sostengo in sociologia e psicologia perché l’argomento mi affascina. Col primo contratto acquisto una casa mentre i miei compagni comprano i macchinoni, faccio investimenti mirati in Borsa. A 28 anni capisco che devo pensare al futuro. Devo tutto a Renzo Ulivieri, che da allenatore mi fa capire che ormai sono al capolinea poi anni dopo si ricorda di me, mi chiama a fare l’osservatore “in prova” per il Bologna dopo avermi chiesto consiglio su come comprare una casa all’Elba, perché sapeva che me ne intendevo. Scrivo relazioni così chiare che Ulivieri le mostra orgoglioso ai giornalisti. Il primo anno viaggio a spese mie, più tardi sono capo degli osservatori, vado pure in Sudamerica a fare l’ultimo esame al giocatore da comprare. Poi allenatore a vari livelli, le giovanili, infine la prima panchina da professionista. Acireale, C2, anno 2001».