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Mazzola: “Inter, Inzaghi sulla scia dei grandi. Che impresa lo scudetto del ’71”

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L'ex giocatore, bandiera e dirigente nerazzurro esalta il lavoro del tecnico: "Mi piace come sta facendo giocare la squadra"

Fabio Alampi

Sandro Mazzola, storica bandiera dell'Inter, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sportha esaltato il lavoro fin qui svolto da Simone Inzaghi: "Mi piace come Simone Inzaghi sta facendo giocare la squadra. Certo, abbiamo calciatori davvero forti in ogni reparto, questo va sottolineato. Però Inzaghi si è calato immediatamente nel nostro ambiente, ha fatto scelte rapide, chiare, ha saputo ricaricare chi era un po' in calo. Bravo, proprio bravo: Simone è già sulla scia dei grandi".

Sandro Mazzola, lei e altri senatori foste interpellati dal presidente Fraizzoli prima della scelta di Invernizzi?

"Sì, ci venne chiesto un parere. Non sull'esonero, sia chiaro, ma appunto su come sostituire Heriberto che, meglio chiarirlo per i tifosi più giovani, non era parente del Mago Herrera. E anche come calcio, non lo ricordava...".

Quindi deste voi anziani il via libera all'esperimento Invernizzi?

"Bè, ricordo bene quello che dissi: mi premeva soprattutto riportare in squadra compagni di valore come Corso, Bedin e Jair, che Herrera aveva accantonato. Il Milan era partito meglio e continuò a mantenere un vantaggio notevole. Noi con Invernizzi trovammo una spinta formidabile".

Fu bravo a motivarvi?

"Direi proprio di sì. Riuscì a farci dare il meglio, pungolandoci nell'orgoglio attraverso un atteggiamento furbo, molto furbo".

E cioè?

"Durante la settimana parlava con ciascuno di noi dicendo che il Milan era raggiungibile. Poi faceva delle confidenze di natura opposta a persone dell'ambiente che sapeva ci erano vicine... Tipo: sto cercando di risollevare i ragazzi ma i cugini ci sono superiori... Al che noi reagimmo compatti e infilammo un filotto di ventitrè partite consecutive senza sconfitte. Grazie al quale mangiammo al Milan un vantaggio di 7 punti. Arrivando allo scudetto con quattro lunghezze sui cugini. Una grandissima impresa".

Dopo Invernizzi c'è stato solo un allenatore, Mourinho, in grado di vincere al primo anno di Inter: come mai?

"Beh se parliamo di scudetto sì. Però Gigi Simoni ci ha portato nel 1998 in vetta all'Europa nella sua stagione iniziale: 3-0 sulla Lazio, finale di Coppa Uefa al Parco dei Principi di Parigi. Io spinsi molto su Massimo Moratti per far sedere Gigi sulla nostra panchina. Ero dirigente addetto appunto alle questioni tecniche: Massimo, ricordo, voleva orientarsi su un allenatore di caratura mondiale perché avevamo preso il Fenomeno Ronaldo, chiedeva un gioco all'altezza".

Simoni era un italianista, un allenatore dallo spiccato senso pratico.

"Lui impostando la squadra su Ronaldo, appunto, cercava di liberargli spazio nella metà campo degli avversari in modo che il campione brasiliano potesse esprimere la sua irresistibile progressione".

Il campionato lo vinse la Juve tra mille polemiche.

"Dell'Inter sono stato giocatore, capitano, dirigente e non ho mai smesso di esserne tifoso perciò il mio parere può essere inevitabilmente considerato di parte. Ma ai giovani di oggi dico di andarsi a vedere lo scontro tra Iuliano, lo stopper della Juve, e Ronaldo. Lo lascio giudicare a loro...".

A proposito di giovani, adesso Simone Inzaghi, un tecnico giovane, può emulare Foni, il suo Invernizzi e Mourinho...

"Bisogna considerare che all'Inter un certo Giovanni Trapattoni ha dovuto attendere la sua terza stagione per lo scudetto dei record e il c.t. campione del mondo, Marcello Lippi, ha retto un solo campionato, grigio. Sì, Simone è proprio bravo e può farcela".

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