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Sandro Mazzola è intervenuto ai microfoni di Rete Sport per analizzare la sfida tra Roma e Inter. Una sfida che vale molto, forse moltissimo. Per la corsa al terzo posto dei nerazzurri, che a inizio stagione sembrava a portata, sabato sarà l'ultima spiaggia? "Ma sì, all’inizio era scontato, ora no. Questa è una partita determinante in cui si vedrà la forza di un allenatore che sa caricare al massimo i giocatori per fargli esprimere tutto quello che hanno dentro. Se non c’è questa, la prossima sarà un’annata un po’ povera".
Mancini-Spalletti:"Sono abbastanza diversi come allenatori. Ognuno cerca di raggiungere il risultato con un lavaggio di testa diversa. Mancini è più tranquillo, parla più con calma, Spalletti sa stimolare di più i calciatori da un punto di vista nervoso".
Come ha chiuso Mazzola all'Inter?"A un certo punto volevo chiudere in bellezza, perché ero stato con compagni che si erano trascinati e venivano criticati. Io non volevo far questo. Quindi decisi di smettere, per cui già dall’anno prima ho cominciato a lavorare nel settore giovanile dell’Inter. Andai a cercare vecchi compagni e li convinsi ad iniziare una nuova era, facendo giocare dei bambini di 8 anni. Allora non si iniziava prima dei 12. Alcuni arrivarono anche in Prima squadra".
È stato traumatico smettere?"No, perché ho avuto subito questo impegni. Ho portato l’Inter a giocare in Cina, avevo in mente cose nuove da fare. Dovevamo pagare tutti noi, naturalmente (ride, ndR). Quando vennero loro qui facemmo 85mila spettatori, curiosi di vedere come giocavano i calciatori cinesi. Loro rimasero sbalorditi da tutta la gente".
La deriva del calcio italiano:"Il problema del calcio italiano è il settore giovanile. Il Sassuolo sta facendo un ottimo campionato con tanti giovani italiani, nelle grandi squadre no. I settori giovanili dove sono?"
Troppi stranieri nei settori giovanili? "Secondo me Pallotta ha fatto qualcosa di più, Thohir credo stia ancora valutando e studiando cosa significa il calcio in Italia. Speriamo che presto tragga le sue conclusioni".
Perché non hai allenato?"Avevo fatto il corso allenatori, ero uscito anche tra i primi. Però io dovevo tutto all’Inter, e all’Inter non serviva un buon allenatore ma una ricostruzione della società, degli osservatori, degli allenatori dei giovani. Quindi pensai che fosse meglio mettersi su quella strada, per ridare all’Inter tutto quello che mi aveva dato".
Disaffezione alla Nazionale?"Mi sembra di sì. Lo sento anche io in giro. Poca gente mi ferma e mi chiede della Nazionale. Non so se dovrebbe essere la Nazionale a dar spettacolo o i tifosi a sentirla più loro, cosa che una volta succedeva".
Successore di Conte:"Difficile da dire. Io andrei su un allenatore giovane, che non ha molti anni di esperienza di Serie A. Qualcuno c’è. Guardate i casi di Carpi e Sassuolo. Per cui non avrei paura a scegliere qualcuno di giovane".
Ai tuoi tempi c'era sudditanza psicologica da parte degli arbitri?"Due categorie di arbitri. La maggior parte subiva la sudditanza psicologica, altri per far vedere che non la subiva ti andava contro".
(Rete sport)
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