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Meazza, Sovrintendente: “Il progetto di Inter e Milan sul secondo anello. A Oaktree detto che…”

Alessandro Cosattini Redattore 
Emanuela Carpani, sovrintendente ai Beni Culturali, ha parlato a Il Giornale dopo l’incontro con Inter, Milan e Sindaco Sala su San Siro

Emanuela Carpani, sovrintendente ai Beni Culturali, ha parlato a Il Giornale dopo l’incontro di ieri con Inter, Milan e Sindaco Sala su San Siro. Ecco le sue dichiarazioni: «Probabilmente una parte del secondo anello dovrà essere sacrificata. Però tra zero e cento, se riusciamo a salvarne comunque una parte rappresentativa e se c’è equilibrato inserimento nel contesto...».

«È andata bene - ha riferito al termine la sovrintendente -. Probabilmente condivideremo la proposta progettuale con le squadre. Cercheremo di mantenere il più possibile del vecchio stadio, compatibilmente con l’intervento che devono fare. Il fatto che rimanga lì il calcio», con l’ipotesi delle squadre Primavera e rosa, «potrebbe essere un valore aggiunto. Abbiamo insistito sul fatto che l’intervento deve essere di grande qualità architettonica, soprattutto per chi ci abita, e mantenere la memoria» della Scala del calcio, «deve esserci un aspetto di cuore, di affettività di quello che é il vecchio San Siro».

Ma che sia possibile toccare almeno una parte del secondo anello, tema già oggetto di ricorso al Tar, si sbilancia: «Secondo me sì, poi bisogna ovviamente vedere le proposte concrete, adesso si parla di indirizzi e criteri». Ma la rifunzionalizzazione «è un tema progettuale molto bello e stimolante. Bisogna tenere la barra dritta sulla qualità e compatibilità. Temi già discussi nel dibattito pubblico, e ci sarebbe la volontà di realizzare spazi museali, sportivi».

Anche ai rappresentanti della nuova proprietà dell’Inter, Oaktree, «abbiamo sottolineato che, vincolo o meno, c’è un discorso di accettazione da parte della città che non va sottovalutato. Devono farsi amare». Ricorda che ad oggi il vincolo sul secondo anello anni Cinquanta non esiste, «perchè manca il requisito dei 70 anni che scatterà a fine 2025» ma «l’idea è che abbia comunque un interesse architettonico semplice». E conferma che con il cambio di proprietà da pubblico a privato non scatterebbe automaticamente e potrebbe alleggerirsi. «Se il passaggio avviene prima decade la tutela de iure. Ma abbiamo convenuto che il punto principale non è quello, ma arrivare a un progetto che sia convincente e condivisibile, che regga anche un eventuale vincolo sui privati, che non si può nè escludere nè assicurare perchè lo stadio di Milano effettivamente non è totalmente disegnato da un architetto come il Franchi (di Firenze), ma è il risultato di interventi successivi, come una “cipolla“: primo, secondo e terzo anello, non è facilissimo... Se anche decade la tutela de iure, vorremmo lealtà reciproca. É un progetto che richiede condivisione, perchè intorno ci sono ambiti con vincolo paesaggistico e monumentale. Va visto tutto nell’insieme».


Il ritorno al 2019 può essere l’ultima chance per evitare la fuga a San Donato e Rozzano e San Siro vuoto.

«Dobbiamo scongiurarlo - dice Carpani-, sarebbe una sconfitta per tutti, anche per la conservazione del patrimonio. Una struttura che si degrada, senza funzioni, non conviene a nessuno». L’ incontro viene definito costruttivo quanto rigoroso. I club sanno che una almeno una parte andrà conservata ma hanno ribadito che la rifunzionalizzazione garantirà più verde, meno consumo di suolo, rigenerazione del quartiere.