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Federico Melchiorri ha segnato praticamente una doppietta all’Inter al Meazza nella gara di domenica, ma di imprese ne sa molto di più di quanto si possa pensare. «Sono stato l’eore del Cagliari? Io non l’ho vissuta come tutti immaginano, ma non esagerate quando raccontate: se diventa un film americano non mi ci riconosco. Sono diverso, volo basso. Sono felice per i gol contro l’Inter ma non voglio deludere nessuno. La malattia mi ha reso quello che sono oggi a 29 anni. Quel calvario mi ha reso più forte. Ero un ragazzo di talento, ma viziato, mi sembrava tutto dovuto e forse senza la malattia mi sarei perso. Ho ricominciato dai dilettanti e vedendo i miei compagni distrutti dopo una giornata di lavoro è cambiata la mia testa. Senza l’operazione al cervello oggi sarei fuori dal calcio e sicuramente meno felice. Pensavo che la mia carriera fosse finito ed ero incosciente di tutto quando mi hanno detto la parola cavernoma. Sono entrato in sala operatoria e vedevo l’ansia dei miei. Mi sono risvegliato e ho capito che mi era andata bene, mi sono iscritto all’università e mi dicevo che non era destino giocare a calcio, ma ho ricominciato ad allenarmi in seconda categoria. Poi mi hanno chiamato dal Tolentino e ho accontentato papà che mi diceva ‘se non vai non ti rivolgo parola’e sono andata. Quella per me è l’essenza del calcio: devi amarlo senza soldi e senza gratificazioni. Per andare al Cagliari mi ha chiamato Giulini, vado, ma nel 2016 mi è saltato il crociato e devo ricominciare di nuovo. Contro l’Inter ho fatto due gol, la prima è una giocata fenomenale di Di Gennaro, poi è tutto istinto, tocco e mi trovo in rete. Il secondo è nato dall’astuzia di Colombo che mi ha dato una dritta nello spogliatoio. Mi ha detto che Handanovic è un mostro ma ha un tallone d’Achille. Mi ha detto: “Se salti l’uomo sappi che anticipa il cross per svettare nell’uscita. E io ho saltato l’uomo e ho tirato in porta». Per alcuni un miracolo. Ma lui ne ha fatto un altro, molto più grosso.
(Fonte: Corriere dello Sport)
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