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Melo: «Dovevo andare prima all’Inter. Domenica voglio lo stadio addosso, è più di un derby»

Lorenzo Roca

Il brasiliano dell’Inter Felipe Melo risponde alle domande di Repubblica in un’intervista:  Se scrivessimo che altrove avrebbe guadagnato il triplo di quello che prende all’Inter? «Scrivereste quasi il vero… Perché avrei...

Il brasiliano dell'Inter Felipe Melo risponde alle domande di Repubblica in un'intervista: 

Se scrivessimo che altrove avrebbe guadagnato il triplo di quello che prende all’Inter?«Scrivereste quasi il vero… Perché avrei guadagnato più del triplo. Invece per l’Inter ho rinunciato ai soldi, perché grazie a Dio non ho bisogno di soldi, e alla Champions: del resto per inseguire i sogni è necessario fare uno sforzo, no? E io l’ho fatto. Era giusto venire incontro a un antico amore. So che il 99% dei calciatori non l’avrebbe fatto. Ma vedo la mia famiglia felice almeno quanto me, quindi scelta giusta».

A proposito: fu un errore andare alla Juve in un momento sbagliato della sua storia?«Certo: avrei fatto meglio ad andare all’Inter, così vincevo il Triplete… Comunque mi è servita anche la Juve: le difficoltà mi hanno fatto crescere come uomo, poi in Turchia ho vinto un sacco. Non rimpiango niente. Della Juve ricordo di aver fatto bene il mio lavoro: con mesi vinceva e a volte si perdeva, senza di me perdevano il 90% delle partite. Mi pesarono i 30 milioni con cui mi avevano acquistato, ma io dovevo solo fare il centrocampista, mica segnare come Del Piero e Trezeguet o parare come Buffon. Il mio l’ho fatto. In quella Juve non c’erano i campioni che ci sono adesso. All’epoca, in serie A c’era una sola vera grande squadra: l’Inter».

Quindi nessuna vendetta da inseguire, domenica?«Ma per carità… Se uno spara a mio fratello posso pensare a una vendetta, mica per il calcio. Poi una soddisfazione me la sono già tolta due anni fa, eliminando la Juventus in Champions col Galatasaray. Ma tutto normale dai, era solo una partita. Anche domenica lo sarà.

Che avversario si aspetta?«Forte, che merita rispetto, per niente morto. Ma dobbiamo ricordarci che si gioca a San Siro casa nostra: lì dobbiamo comandare noi, voglio lo stadio addosso, non si discute. È più di un derby: è il derby d’Italia. Sono carico, ma tranquillo».