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Menez, bordate al Psg e rivelazioni “bianconere”: “A Parigi giochi se straniero e…”

Non si è trattenuto dal bersagliare e attaccare il Paris Saint Germain, suo ex club, l’attaccante rossonero Jeremy Menez, intervistato da uno dei più noti quotidiani sportivi di Francia, France Football. Il nuovo numero 7 del Milan ha...

Dario Di Noi

Non si è trattenuto dal bersagliare e attaccare il Paris Saint Germain, suo ex club, l'attaccante rossonero Jeremy Menez, intervistato da uno dei più noti quotidiani sportivi di Francia, France Football. Il nuovo numero 7 del Milan ha raccontato alcune vicende che lo hanno particolarmente amareggiato durante la sua esperienza parigina, raffrontando poi quella particolare situazione con l'attuale vita rossonera.

Ecco le sue parole: “La concorrenza non mi fa paura, ma deve sempre essere sana. Invece oggi capita che per giocare nel Psg bisogna essere stranieri. E soprattutto bisogna saper curare la comunicazione. Un esempio? Lucas Moura è lì da due anni, ha segnato meno di me, ma è costato più caro ed è brasiliano. Io invece sono francese e parigino, non ho né un account Twitter né Instagram per postare belle foto o messaggi o farmi bello. Questo però non significava che non amassi il Psg, semplicemente sono uno che non finge. Tanti calciatori agiscono diversamente. Anche al Milan ho molta concorrenza, con Torres, El Shaarawy, Pazzini, Honda, Niang, ma qui il posto si guadagna lavorando duro. Al Psg Ancelotti mi capì: con lui avevo libertà, giocavo sui lati solo quando non c’erano alternative. Il mio vero ruolo è quello di attaccante centrale oppure di trequartista dietro l’attaccante. E anche se non sembra, a me piace correre. Inzaghi? E’ stato un grande attaccante e mi ha fatto capire che mi voleva davvero, come tutti in questo club. Ibrahimovic e Thiago Silva mi avevano parlato sempre bene del Milan e adesso capisco il perchè".

Oltre a ciò, Menez ha rivelato a France Football un piccolo aneddoto di qualche anno fa, che nel caso fosse andato in porto avrebbe totalmente cambiato la sua storia: “Quando lasciai la Roma fui ad un passo dalla Juventus. Parlai con Conte varie volte al telefono, ma il mio cuore mi ha spinto verso la mia città e il mio club. Era un sogno di bambino vestire la maglia del Psg. E con il Psg ho vinto due scudetti. Ne sono fiero”.