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Sono parole ricche di significato quelle di Mihajlović alla Gazzetta dello Sport, relative all'addio di Moratti: "Rinunciare a chi si ama per il suo bene è forse l'atto più grande e puro che c'è. Ed è questo che Moratti sta facendo: come un padre che accompagna sua figlia all'altare dopo averla vista nascere e crescere. Moratti per l'Inter e per chi ne ha fatto parte non è stato solo un Presidente, è stato un padre, un riferimento, un esempio di stile e di comportamenti. Ho vissuto nell'Inter gli ultimi due anni della mia carriera di calciatore e i primi due da vice allenatore. Non ricordo un solo incontro con Moratti in cui non mi abbia colpito per disponibilità, gentilezza, generosità. E ogni volta pensavo: ecco come vorrei essere io un giorno. La dimostrazione di come classe ed equilibrio possano fondersi con la passione e l'entusiasmo. In quegli anni belli la nostra Inter è stata davvero una grande famiglia. Ed è stato un motivo di orgoglio per me, per noi, non solo vincere tanto, ma farlo per Moratti che ti sapeva trasmettere il suo attaccamento ai colori. Dopo i successi gli leggevi negli occhi la felicità di un tifoso bambino. «Sinisa un giorno allenerai l'Inter», me l'ha ripetuto spesso. E ci sono andato vicino: io e lui lo sappiamo bene. Alla fine non è successo. Ma il mio sogno resta, anche se non potrò coronarlo con lui. Da tifoso interista non posso che rivolgergli un immenso grazie. A Thohir invece va un grande in bocca al lupo, sono sicuro che potrà essere l'uomo giusto per un nuovo grande ciclo. La garanzia ce la dà proprio Moratti: non avrebbe mai lasciato il suo amore in mani sbagliate."
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