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L’allenatore del Bologna Siniša Mihajlovic´ è stato in onda pochi minuti fa su Radio 105 all’interno di “105 Friends”, il programma di Tony Severo e Rosario Pellecchia, per presentare la sua autobiografia “La partita della vita” scritta insieme ad Andrea Di Caro.
Questi alcuni passaggi del suo intervento:
"Essere calciatore ed essere allenatore sono due cose completamente diverse: da calciatore pensi solo a te stesso, vai in campo, ti alleni e torni a casa; da allenatore devi pensare a 25, 30 giocatori, devi trovare la formula giusta. Anche durante la malattia sono sempre stato presente, non c'è mai stato un distacco e anche questo mi ha aiutato molto nelle giornate interminabili in ospedale: seguivo tutti gli allenamenti, ero collegato e mi serviva anche per arrabbiarmi con lo staff, con i giocatori, mi tenevano in vita. Quando uscivo, quei 7, 8 giorni per prendere fiato e aspettando di fare le cure successive, andavo allo stadio, ho guidato la squadra, non ho voluto mai darla vinta alla malattia”.
“E mi sono fatto anche il covid che non va sottovalutato. Ero fortunatamente asintomatico, sono stato 16 giorni chiuso in isolamento. Io con questa c** di leucemia ho perso il gusto e di tutto quello che mangiavo non sentivo nulla, sembrava che mangiassi un pezzo di cartone. Dopo 2 giorni che ho preso covid mi è tornato il gusto io. Per 16 giorni ho mangiato tantissimo, colazione, pranzo e cena perché non mi sembrava vero di sentire i gusti. Sono aumentato di 4 kg e dopo mi sono dovuto mettere a dieta perché non mi piace non essere in forma”.
Alla domanda “Quando hai scoperto di avere la leucemia cosa hai pensato?”, Mihajlovic ha risposto: “Pensi sempre a me non succederà mai nulla, sono forte, mi alleno tutti i giorni. Poi così all'improvviso da un giorno all'altro senti che c'è qualcosa che non va. Nel libro racconto che sono andato a fare la risonanza magnetica e c'era questo dottore che mi guardava e capivo che c'era qualcosa che non andava; il dottore mi ha detto che quando ha visto la mia risonanza magnetica aveva pensato che fosse rotta, l’ha spenta e l’ha riaccesa perché non credeva che con quella risonanza io potessi stare in piedi. “Con questa risonanza lei non potrebbe neanche camminare, deve avere una soglia del dolore molto alta”.
Nel corso dell’intervista sono arrivati a Radio 105 decine di messaggi di incoraggiamento di tifosi di tutte le squadre. A questo proposito, Mihajlovic ha commentato: “Io sono sempre stato uno che divideva, non sono mai stato uno che univa e me ne prendo tutte le responsabilità. Con questa malattia praticamente sono riuscito a riunire tutti, anche quelli che mi dicevano ‘zingaro di m**’. All’inizio devo dire la verità che mi piaceva, ero contento. Poi mi sono detto: Ma così è tutto piatto, non posso andare allo stadio che mi applaudono tutti”.
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