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Ha parlato con tutti i quotidiani italiani e con le tv per far capire il suo punto di vista sulla questione Donnarumma. Mino Raiola ha raccontato anche al Corriere della Sera: "Io non volevo arrivare ad un punto di rottura. Non è stato un problema di soldi. Due cose avevo chiesto a Fassone: tempo e serenità. Mai pensato di portarlo via a parametro zero, chiedevo solo tempo per capire cosa era meglio fare. Io non porto via la gente, mica faccio il tassista. Una vera trattativa non c’è mai stata, Mirabelli ha creato subito ostilità, con lui c’è stato uno scontro forte, una guerra. Ci ha minacciati, con un aut aut inaccettabile. Alla rottura si è arrivati quindici giorni fa, dopo l’incontro qui a Montecarlo. Loro si erano già comportati male chiamando la famiglia, parlando ai giornali, cose inaccettabili. Poi ci danno l’ultimatum. È finita quando Gigio, che fin a lì ci aveva creduto più di me perché lui al Milan ci voleva restare davvero, mi ha detto: Mino, sinceramente adesso non so se me la sento più. Come sta lui? Ho paura, c'è gente pazza in giro e dovremo prendere una guardia del corpo, lo hanno minacciato. Il Milan lo ha perso, non lo abbiamo certo portato via noi. Resta un loro giocatore fino a giugno 2018, rispetteremo il contratto, ma sento puzza di mobbing. Se andrà in tribuna lo decide Montella, ma spero non faccia la banderuola. Se va al Real? Al momento non ho parlato con nessuno. Alla Juve non andrebbe per rispetto, sarebbe in difficoltà. Se il Milan chiama rispondo, non esiste nulla di irreversibile".
(Fonte: Corriere della Sera, 19 giugno 2017)
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