Inter-Milan in semifinale di Champions 20 anni dopo e Milano diventa elettrica proprio come allora. Dalle colonne della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ricorda quei giorni e come la città si accese per quel doppio confronto. "Dopo 20 anni, Milano riattacca la spina, perché tanta elettricità, come in quei giorni di maggio del 2003, la città non l’ha mai più provata per il calcio. Negli uffici, nei bar, nelle scuole, sui tram non si parlava d’altro. I milanesi hanno vissuto come se per sei giorni Milan e Inter fossero rinchiuse all’interno di San Siro a rincorrere un gol. Il derby più lungo del mondo, lo avrebbe definito Osvaldo Soriano. Semifinali di Champions League, come quelle che ci aspettano il prossimo mese di maggio".
"A rileggere il Corriere della Sera del 7 maggio 2003, giorno della partita d’andata, sembra ieri. A pagina 6 si parla di un’epidemia di Sars che ha fatto oltre duemila morti in Cina e si sta diffondendo in Europa. Ricoveri allo Spallanzani di Roma, 5 studenti cinesi in quarantena a Macerata. Una finestra aperta sul tragico futuro che vivremo con il Covid. In realtà quello, calcisticamente, era tutto un altro mondo. Una semifinale di Champions tutta italiana, che oggi ci sembra una splendida eccezione, allora era la normalità.
"Tutto un altro mondo, anche per quanto riguarda i calciatori in campo. Tra i protagonisti delle due semifinali del 2003, in campo o in panca, c’erano 8 campioni del mondo. E brillavano 3 Palloni d’oro: Cannavaro, Shevchenko, Rivaldo. Tra i protagonisti attuali, al massimo, i mondiali Lautaro e Giroud e un’ipotesi, remota, di Pallone d’oro: Rafa Leao. Nel 2001 Berlusconi aveva rifiutato 150 miliardi di lire dal Real Madrid per Sheva e, tre anni più tardi, una somma di poco inferiore dal Chelsea di Abramovic. All’epoca Inter e Milan potevano acquistare chiunque, dal Fenomeno a Kakà. Ora l’Inter deve vendere i gioielli (Hakimi, Perisic, Skriniar…) e il Milan fa molta più fatica a trattenere i suoi: Leao, Maignan… Non siamo più noi a comandare. Ma proprio questo è l’orgoglio di Milano: aver riportato le sue squadre tra le prime 4 d’Europa, senza il bagliore delle stelle, ma con la forza dei gioco, del lavoro e della volontà".
"E’ tutto un altro mondo anche perché Inter e Milan erano in mano a storiche famiglie milanesi: i Moratti e i Berlusconi. A Massimo Moratti e Adriano Galliani scappava da ridere. Abitavano nella stessa via Bigli e condividevano spesso un caffè nella storica pasticceria Cova. In quei 6 giorni sudamericani per due volte si ritrovarono seduti accanto, in pranzi ufficiali e ingessati, con le eminenze Uefa. Steven Zhang e Gerry Cardinale, seduti accanto, farebbero tutta un’altra impressione. Chi vince va in finale e non da vittima sacrificale, perché, come diceva Cruijff, i soldi non fanno gol. Altrimenti City e Psg avrebbero già una Champions in bacheca. Invece quelle stanno a casa del Milan e dell’Inter".
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