Romelu Lukaku, nella sua intervista a Vogue Italia, ha parlato anche della sua vita privata e della sua vita milanese. «Se l'essere single ha avuto un ruolo nel mio successo? Credo di sì. È molto meno stressante. Torni a casa dall'allenamento e fai quello che vuoi. Nessuno ti dice devi fare questo o quello, o magari portare il cane fuori. Dormi, aspetti il fisioterapista, guardi una partita di calcio in tv e basta. È fantastico soprattutto se vivi in questo modo da molti anni, come me. Se gioco a Call of Duty? Sì. Ho cominciato a giocarci a Manchester con Pogba e Young perché dopo le gare della sera abbiamo tutti adrenalina da scaricare e nessuno riusciva a dormire. Quindi ci incontravamo on-line e giocavamo di notte. Quando invece le gare si giocano al pomeriggio alle nove crollo e tutto aumenta con la dieta».
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«Si usciva poco col Covid19? Anche prima del covid19 nessuno poteva dire di avermi visto uscire, neanche di notte. Sono venuto da Manchester a Milano per mettermi alla prova e non ero in cerca di divertimento. La vita è abbastanza lunga e ci sarà anche modo di divertirsi. Se esco ogni tanto a cena? Sì. Ma nessuno lo sa. Mi rendo invisibile. Vado al ristorante solo certe sere ma è tutto pianificato con cura. Per esempio so che dopo le gare di campionato i giocatori vanno al El Porteno. Quindi in quelle stesse notti non ci vado quando ci sono troppe persone. E faccio lo stesso anche nei vari negozi della città. Vado in pochi negozi e ci vado verso l'orario di chiusura».
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Lukaku ha anche aggiunto: «L'affetto ricevuto dai tifosi dell'Inter? Fa calore, viene dal cuore. Lo vedo negli occhi della gente, sono sinceri. Altrove non è stato uguale. Dicono a me 'sei fantastico'. Ma posso dire che erano pronti a riprendersi tutto alla prima occasione. In Inghilterra c'è stata tutta una serie di alti e bassi, un giorno nella polvere e un giorno tra le stelle. In Italia le persone sono diverse, quando hai dimostrato chi sei è valido sempre e ti portano nel cuore. L'ho visto un anno fa dopo la finale di EL, ho ricevuto affetto e complimenti nonostante la sconfitta. Lì ho capito che ero pronto a fare qualsiasi cosa per vincere. Jay Z? Lui mi lascia essere me stesso. Mi manda messaggi fondamentali nei momenti cruciali. Ci siamo incontrati a Los Angeles, ha ascoltato cosa avevo da dirgli su i pro e su i contro, di come fosse affascinato di entrare in un club che non sarebbe stato favorito all'inizio. Mi ha detto fallo se lo senti. È un'icona».
(Fonte: Vogue)
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