Anche per Diego Milito è giunto il momento di dire addio al calcio. L'attaccante argentino giocherà questa sera alle 22 la sua ultima partita delle carriera e l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport ripercorre la sua carriera
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Milito dice addio al calcio, in argentina gli dedicano una strada
L'ex attaccante nerazzurro si ritira dal calcio giocato dopo aver realizzato ogni sogno possibile in carriera.
L'EROE DEI NOSTRI GIORNI - "C’è chi si chiede come sarà il calcio senza il suo Principe, chi si dice psicologicamente impreparato, chi lo definisce un eroe moderno del calcio. Diego Milito sta fermando il suo cronometro calcistico e il popolo del Racing di Avellaneda sta fermando la sua vita per la partita d’addio. Questa sera, alle 22.30 italiane, il Principe giocherà la sua ultima gara contro il Temperley. Oggi è il 21 maggio e la gara si chiuderà quando in Europa sarà iniziato il 22 da qualche minuto".
NEL SEGNO DEL 22 - "Il 22 maggio, giorno non casuale per Milito. Sei anni fa, infatti, sollevava la Champions con l’Inter a Madrid dopo aver battuto il Bayern Monaco in finale. L’apogeo di un eroe moderno con l’animo lindo del cavaliere. In quel mese di maggio del 2010 realizzò tutti i sogni che un bambino può chiedere quando si addormenta abbracciando il pallone. Segnò i gol decisivi in campionato, in Coppa Italia e in Champions. Era il tutto nel tutto. Questa sera, l’Avellaneda tinta di biancazzurra del Racing (non i rivali biancorossi dell’Independiente, il cui prossimo allenatore sarà il fratello Gabi), sarà al «Cilindro». Lo stadio intitolato al «Presidente Peron» sarà il cerchio del ringraziamento eterno a Milito. Il club ha preparato una «camiseta» speciale con il numero 22 e la scritta «Gracias Milito» sulla schiena. Una serata particolare, con i bimbi fino agli 11 anni che potranno entrare gratis (ogni adulto può accompagnarne un paio). «Sarà difficile non emozionarsi» - ha dichiarato alla vigilia".
LA PARTITA PIU' LUNGA - "L’Inter, per Milito, rimarrà uno dei grandi amori. E la prima cosa che gli viene in mente è la semifinale di ritorno di Champions del 2010 contro il Barcellona: «La partita più lunga della mia vita». E poi: «Vestire la maglia nerazzurra a 30 anni era per me la grande occasione della vita - aggiunge -. La vittoria del Triplete fu la vittoria dell’intelligenza e della forza di un gruppo straordinario. Sapevamo esattamente quello che stavamo facendo e l’obiettivo era magnifico». A Madrid il momento più alto, seguito in pochi secondi da una parentesi con dichiarazioni di un possibile addio («Ho un’offerta importante, non so se resto»): «Ho sbagliato, fu un errore parlarne. C’erano contatti con diverse squadre, ma sbagliai il tempo». L’Inter entra in una fase tribolata della sua vita e anche Diego finisce per esserne risucchiato, complice il tremendo infortunio del 2013 ai legamenti del ginocchio sinistro. Ne segue un problema muscolare che lo porta a rendere concreto un desiderio profondo: «Dovevo tornare a casa al Racing. Il mio sogno, dal principio, era finire con questi colori. E di finire bene». Ha vinto un campionato argentino con il suo club e ne è diventato capitano".
MILITO PER L'INTER- "Una frase di Moratti racchiude bene quel che è stato Milito per il mondo nerazzurro. «Fummo accusati di non aver venduto Milito dopo la finale del 2010. Ma come si fa a vendere colui che ti fa vincere scudetto e Champions? Non puoi venderlo se pensi che la gente abbia tifato con te». Il Principe con l’Inter ha vinto tutto nel giro di un anno solare, tra la fine della stagione 2009-2010 e la successiva, pur rimanendo a Milano un quinquennio. La bacheca dice uno scudetto, due coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Champions e un Mondiale per Club. Tutto. Stasera saluterà il suo pubblico (tra cui Josè Mourinho) prima di vedersi intitolata una strada di Avellaneda".
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