Intervistato da Sportweek, l'ex eroe del Triplete dell'Inter Diego Milito ha parlato del ritorno di Mourinho in Italia e dell'addio di Conte al club nerazzurro:
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Milito: “Mou dimostrerà di essere ancora speciale. Senza Conte l’Inter riparte da capo”
L'ex eroe del Triplete dell'Inter Diego Milito ha parlato del ritorno di Mourinho in Italia e dell'addio di Conte al club nerazzurro
La Serie A riparte da Mourinho, con cui lei ha vinto tutto, e che ricomincia da Roma
"José è un allenatore adatto a una piazza come questa, lo abbiamo visto dall'entusiasmo con cui è stato accolto al suo arrivo. È un allenatore che carica, esalta. È speciale anche per questo. Non ho dubbi che la sua Roma farà molto bene".
Non c'è il rischio che tanto calore finisca per bruciare entrambi, Mou e la città?
"A lui piacciono queste sfide. La sua sarà una Roma tosta, dura, difficile da affrontare, figuriamoci da battere, per chiunque".
L'ultimo suo trofeo è l'Europa League vinta nel 2017. Da allora, due esoneri con United e Tottenham: perché il tifoso romanista dovrebbe credere che sia ancora lo Special One?
"I tifosi romanisti conoscono bene José. Vincere non è facile, ma ripeto: la Roma di Mou sarà a immagine e somiglianza del suo allenatore. Lui torna in Italia per dimostrare di essere ancora speciale. E ci riuscirà".
I critici sostengono che Mou sia soprattutto un motivatore, più che un fine stratega: è vero? E come riesce a tirare fuori il meglio da ognuno?
"Un allenatore deve avere per soprattutto la forza di saper gestire il gruppo e, appunto, di tirare fuori il meglio da ognuno. Mourinho ha questa forza. È il motivo che lo rende un allenatore speciale. Lui capisce i momenti psicologici del giocatore e sa quando abbracciarti e quando sgridarti. In ogni momento si rende conto del tuo stato d'animo e sa come prenderti, tutto per il bene della squadra".
Per lui è meglio avere giocatori giovani da plasmare o sono preferibili quelli già pronti e rodati?
"Si adatta a quello che ha. L'ideale è disporre sempre di giocatori esperti e di giovani affamati. Quando io arrivai all'Inter, trovai una squadra dall'età media avanzata, gente abituata a vincere. Mou fu capace di motivarla ancora. Prenti Eto'o: arrivava dal Barcellona, da cui, diciamolo chiaro, era stato scartato. Aveva già i suoi anni, aveva vinto: si poteva pensare avesse la pancia piena. José l'ha ricostruito psicologicamente, restituendogli voglia e ambizioni".
Il tecnico portoghese ha deciso di ripartire da Dzeko. Il suo giudizio sul bosniaco:
"Mou ha sempre avuto grandi centravanti, che con lui hanno segnato tanto. Dzeko ha esperienza e conosce l'ambiente: farà una grande stagione".
A proposito di motivatori, la sua Inter ne ha perso uno fenomenale come Conte
"Con l'addio di Conte l'Inter perde la continuità in un progetto vincente. Antonio aveva restituito mentalità da primi della classe, dopo due anni i giocatori ne conoscevano metodi e carattere. Ora si riparte daccapo, c'è il rischio di perdere qualcosa all'inizio, ma la Lazio di Inzaghi mi piaceva e credo che il nuovo tecnico sia stato scelto perché gioca un calcio simile a quello di Conte, un 3-5-2 con più palleggio".
Resta favorita per lo scudetto?
"Sì, perché è la squadra campione. Ma la Juve sarà una rivale durissima, ancora di più con il ritorno di Allegri; il Milan riparte dal secondo posto, l'Atalanta ha gioco collaudato ed entusiasmo, poi la Lazio di Sarri e il Napoli che in Spalletti trova un allenatore che vuole tornare protagonista. E non dimentico la Fiorentina di Italiano col quale ho giocato al Genoa".
A 40 anni Ibrahimovic non ha nessuna intenzione di smettere: cos'è, l'adrenalina che solo il campo può dare o la paura che si possa essere dimenticati?
"Un po' entrambe le cose. Per Ibra sarà dura lasciare perché ha ancora un fisico impressionante e fa la differenza".
Per lei, Milito, quanto fu dura?
"Io mi ero fatto male a un ginocchio nel 2013. Recuperai, feci qualche altra stagione, ma era diventato pesante fare prevenzione e cure ogni giorno prima e dopo l'allenamento. Ho lasciato che ero ancora in campo dopo una carriera in cui ho dato tutto e che mi ha dato tutto: quindi al momento giusto".
Vincendo la Coppa America, Messi si è tolto dalle spalle la scimmia della sconfitta che lo perseguitava in Nazionale
"Una vittoria con l'Albiceleste gli mancava tanto, al di là del titolo olimpico del 2008. Gli mancava regalare una coppa al nostro popolo. Noi argentini siamo felici per lui, meritava una soddisfazione così grande".
Un peccato aver perso De Paul in Serie A
"Sì è un peccato. Mi sarebbe piaciuto che andasse all'Inter: lo ritenevo ideale per il gioco di Conte e adesso per quello di Inzaghi. Avrebbe fatto fare un salto di qualità al centrocampo".
Forse Lautaro non ha fatto benissimo, gli è mancata una spalla come Lukaku?
"Ha avuto un rendimento positivo anche lui. Ha segnato due gol. Non si può sempre essere al 100%, lui venica da una stagione stressante e dispendiosa, a causa della pandemia il torneo ha cambiato sede più volte costringendo le squadre a spostarsi da un Paese all'altro. In Nazionale Lautaro resta un riferimento".
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