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«Innanzitutto mi piace che è forte. E poi si allena bene, ha la testa giusta, vuole migliorare ogni giorno. Ha un’ottima tecnica in velocità. Deve attaccare meglio e spesso la porta, segnare di più e crescere nella gestione dei momenti della gara».
Dopo sedici anni la Turchia è nei quarti dell’Europeo. A questo punto, dove potete arrivare?
«Abbiamo sempre preparato ogni gara senza pensare a quella seguente. Quindi adesso il nostro pensiero va solo all’Olanda. I sogni si possono cullare se ci poniamo un obiettivo alla volta».
Koeman adesso non saprà quale Turchia aspettarsi. Può essere un vantaggio?
«Vedremo intanto come recupereremo dallo sforzo fatto con l’Austria. Saranno squalificati Kokcu e Yuksek, ma recupero Calhanoglu, il nostro capitano e leader. Per avere chance di vittoria dovremo mantenere i piedi per terra e ricordarci cosa ci ha portato a vivere una serata bella come quella di Lipsia. In quest’Europeo non ricordo quasi nessuna partita scontata, decisa prima del 90’. Mi aspetto che la nostra sfida con l’Olanda sia incerta».
Lei è l’ultimo rappresentante del calcio italiano all’Europeo. È una rivincita visto che da qualche anno nessuno sembra darle fiducia in Serie A?
«No, assolutamente. Innanzitutto mi dispiace che l’Italia sia uscita, avrei preferito che andasse fino in fondo. Che io sia l’ultimo rimasto è solo un dato statistico. Non mi sento in concorrenza con gli altri tecnici italiani, anzi tifo sempre per i miei colleghi che lavorano all’estero. Anche perché se ottengono buoni risultati è una pubblicità positiva per tutta la nostra scuola di allenatori. Io non cerco rivincite, ho fatto il mio percorso, ho vissuto l’emozione della Champions con la Roma, ho vinto a Old Trafford con il Siviglia, ho visto la soddisfazione dei tifosi della Fiorentina per il modo in cui giocavamo, ho vinto un trofeo con il Milan. Adesso sono felice in Turchia: ho scelto questa sfida per mettermi alla prova, ma senza nessun intento di rivalsa».
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