- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Dura presa di posizione di Andrea Monti in merito al mancato scambio Politano-Spinazzola tra Inter e Roma. Il direttore de La Gazzetta dello Sport, sulle colonne de La Rosea, ne parla così.
"Sempre che i volubili umori di Inter e Roma non cambino per la quarta volta in due giorni, e si entrerebbe nel grottesco, la farsa-mercato dello scambio tra Politano e Spinazzola prevede un epilogo che non fa ridere nessuno. Il primo se ne torna mestamente ad Appiano tra le fauci di Conte con una sciarpa giallorossa avvolta al collo, il cappio simbolico della grande illusione che lo ha divorato. L’altro resta a Trigoria con le stimmate del reietto, il marchio d’incertezza di quelle visite mediche superate forse sì o forse no, una lacerazione d’immagine più dolorosa del crociato saltato nel 2018. Dirà qualcuno: sono gli incerti di un mestiere che non chiama compassione perché ti rende milionario a vent’anni. Ma in questo pasticciaccio brutto ciò che si posa sul cuore di noi appassionati, impalpabile e mesta come cenere, è la sensazione di un’ingiustizia profonda e beffarda. Un affare nato male si è concluso ancor peggio e il prezzo lo pagano due ragazzi di 26 anni, triturati senza colpa né pietà in una macina che frantuma ogni fattore umano. Pessimo episodio, davvero. E tremendamente indicativo dello stato in cui versa il nostro calcio".
"Nel turbine delle ricostruzioni, rimbalza il gioco delle colpe, tra l’astuzia di Marotta che alza continuamente l’asticella e l’incertezza della Roma che non lo manda a stendere al primo strappo. Ognuno giudichi come crede. Si paventano azioni legali, ma resteranno chiacchiere da bar. Il vero problema risiede nelle ragioni che spingono due club di grande lignaggio a una trattativa viziata, come tante purtroppo, da ragioni che con il campo hanno poco a che fare. Quando due giocatori nella situazione di Politano e del povero Spinazzola (già protagonista di uno scambio acrobatico tra Juve e Roma a giugno) vengono valutati cifre vicine ai 30 milioni di euro, significa che la prima preoccupazione è realizzare plusvalenze quantomeno creative, se non fantasiose. Così il bilancio si aggiusta, almeno sulla carta, e pazienza se l’acquisto alla fine non dovesse rivelarsi proficuo. Nel breve ci guadagnano tutti i protagonisti, agente compreso. Nel lungo, però, è un altro discorso: ci perde il nostro calcio. Un sistema oberato da oltre due miliardi di debiti netti, appeso com’è ai diritti televisivi, si specchia nella situazione del Paese: non ha più i denari per fare acquisti di qualità e non ha la lungimiranza necessaria per creare un modello di risanamento. Così si culla nell’antica illusione del campionato più bello del mondo, mentre rischia di diventare semplicemente il più strambo. Quello in cui il mio gatto da trenta milioni vale il tuo. E non importa se poi i topi ballano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA