Ci sono molte analogie tra l’Inter di Herrera e quella di Mourinho. Nei calciatori di talento, nei caratteri degli allenatori, ma soprattutto nella chimica. Come era stata una magia che quattro ragazzi a Liverpool si trovassero a suonare insieme e venisse fuori una cosa da fenomeni, uguale è il calcio: ci sono momenti in cui la mescolanza, la sinergia tra grandi giocatori porta arisultati formidabili. Nel 2010 eravamo già un gruppo solido, abituato a vincere con Mancini prima e Mourinho poi. Quando sono arrivati Diego Milito, Thiago Motta, Lucio, Samuel Eto’o, Wesley Sneijder, tutta gente nuova, è scoccata la scintilla. Come per i Beatles. Ciascuno preso singolarmente era già un campione, ma insieme sono riusciti a dare ancora di più. Mourinho e Herrera per molti versi sono simili. L’unico rammarico di quella stagione memorabile èehe Facchetti non era più con noi: meritava quelle soddisfazioni. E sarebbe stato utilissimo anche dopo. Nella ricostruzione. Avendo vinto tutto con Herrera, ci avrebbe dato una grande mano. Quando hai vicino qualcuno di una certa qualità, non te ne rendi quasi conto. Quando manca, invece, l’assenza può essere micidiale".