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Moratti: “Derby? Non me lo aspettavo, Inter fortissima. Mercato giusto. Lautaro stia tranquillo”

Andrea Della Sala Redattore 

Le chiedo un gioco difficilissimo: mi scrive l’undici ideale mescolando la Grande Inter di Herrera e l’Inter del Triplete di Mourinho?

“Troppo difficile, anche per una questione di riconoscenza verso i ragazzi che mi hanno fatto vincere il Triplete. Poi come faccio a tenere fuori anche quella bellissima Inter di Ronaldo, Djorkaeff, Zamorano, Baggio. Calciatori fenomenali che hanno vinto solo una Coppa Uefa, ma in quanto a potenziale…”.

È un dribbling alla domanda.

“Ronaldo non puoi toglierlo da nessuna parte perché è stato il calciatore più grande che abbia avuto l’Inter, quindi una volta che metti lui poi diventa difficile fare un discorso tra quelle due Inter. Però Picchi lo metto dentro perché era fantastico, era intelligente, faceva funzionare tutto l’impianto. Con lui anche Facchetti e Zanetti”.

Se le chiedo chi tra Jair e Maicon?

“Di Jair ho un ricordo meraviglioso, fu talmente sorprendente da riempire la fantasia e la speranza di ogni tifoso. Speranza che poi completò con i successi sul campo. Però anche Maicon… Era solido, forte, il suo carattere è stato determinante per vincere il Triplete. Non è facile”.

Se lo ricorda il passaggio da Inter a Grande Inter?

“Le posso dire che vincemmo tutto quando decidemmo di alleggerirci dal punto di vista fisico. Prima avevamo Hitchens come centravanti, lo avevamo preso dall’Aston Villa ed era fisicamente fortissimo come non so che cosa. A centrocampo c’era Lindskog, che esaltava San Siro con quel suo modo troneggiante di avanzare palla al piede partendo da metà campo. Virammo verso il talento con i vari Mazzola e Jair e vincemmo tutto”.

Anche Suarez non brillava certo per fisicità…

“Arrivava dopo Lindskog e alla prima partita quasi corremmo il rischio di non vederlo, tanto avevamo negli occhi la prestanza dello svedese. Non vedavamo Suarez perché era ovunque, in tutte le zone di campo, dappertutto e continuava a correre a prender palla e recapitarla dall’altro lato del campo, a 50 metri con un solo tocco. Di colpo ci siamo abituati a capire che lì a centrocampo il nostro gioco veniva fuori dalla classe, dall’intuito e dalle qualità di quel giocatore. Mario Corso, che era un genio, trovò in Suarez il compagno perfetto. Due calciatori moderni che non ho mai più rivisto in nessun’altra squadra, nonostante alcuni di gran classe”.

Mai nessuno l’ha più entusiasmata così?

“Ogni calciatore ha avuto le qualità per entusiasmarmi, non posso dimenticare Cambiasso, un centrocampista fenomenale. Così come Sneijder, che ha moltiplicato la velocità di quella squadra. Ma quei due lì sono i due più grandi centrocampisti che io abbia mai visto e conservo una loro dedica dolcissima che mi hanno regalato ancor prima che diventassi presidente.

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