- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex presidente dell'Inter Moratti ha parlato anche dell'addio a Mourinho e della scelta del successore dello Special One:
Prima di tornare a Mou, quanti meriti di quei trionfi vanno attribuiti a Mancini?
«Tantissimi. Aveva costruito la casa negli anni precedenti. In Italia prima di lui non vincevamo, anche perché c’era una ragione molto importante… È un grande allenatore, come sta confermando in Nazionale. E pensare che decisi di prenderlo dopo che nel Natale 2003 mi regalò una maglia di lana dell’Inter con uno scudetto enorme e nel biglietto scrisse “Se vuole tornare a vincere, io sono a disposizione…”».
Veniamo a Mou e alle frasi un po’ polemiche di Milito.
«All’addio di Mourinho ero preparato. Fu comunque doloroso, ma ricordo che quando ci abbracciammo in campo gli dissi che a quel punto poteva fare quello che voleva. Fu lì che lui iniziò a piangere».
Non ne avevate già parlato?
«Mai! Non volevo rompere l’incantesimo. Però ci scambiammo qualche sguardo che valeva più di tante parole. Ci siamo rivisti due sere dopo. Venne a cena a casa mia, con la Coppa a centro tavola. Quante risate!».
Milito invece a fine gara disse: «Non so se resto».
«Quella sera commisi l’errore di non dire che era da Pallone d’oro. Forse Diego non si sentì abbastanza apprezzato. Ma non diedi peso alle sue frasi».
Qualcuno disse che dopo un anno così andava venduto.
«Mi viene ancora da ridere. Era al top e se non si fosse infortunato si sarebbe ripetuto l’anno dopo. Se hai una squadra così forte e non hai bisogno di soldi, perché dovresti cambiarla? La verità è che sbagliai la scelta dell’allenatore. Benitez era bravissimo, ma non era la persona giusta. Avrei dovuto prendere subito Leo, non a Natale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA