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Moratti ricorda Picchi: “Zanetti è un po’ come lui, un onore averlo come capitano”

“Un grandissimo, serissimo, simpaticissimo giocatore, molto buono, con grande carisma e soprattutto un capitano vincente”, parla così di Armando Picchi il presidente Massimo Moratti, a Livorno, ricordando i quarant’anni dalla...

Eva A. Provenzano

"Un grandissimo, serissimo, simpaticissimo giocatore, molto buono, con grande carisma e soprattutto un capitano vincente", parla così di Armando Picchi il presidente Massimo Moratti, a Livorno, ricordando i quarant'anni dalla scomparsa .

"Vincente di carattere, lo era ancora prima che venisse all'Inter. Una persona a cui non solo ci siamo affezionati ma che rimane un emblema: possono passare cent'anni ma lui resterà sempre un grande capitano, un uomo di cui fidarsi, una persona buona, di grande lealtà. Aveva il senso dell'autorità ed era buonissimo, due cose non facili da abbinare. È stato un capitano e un libero, posizione che considero tuttora gloriosa in campo. Il mio papà si fidava e questa è la cosa principale".

"Nei termini della lealtà e dell'esempio di vita Zanetti certamente lo ricorda: siamo onorati di averlo ora come capitano, come lo siamo stati per Picchi. Continua la tradizione in termini davvero positivi".

"Sono tanti i ricordi che ho di Picchi, tutti bellissimi: in campo - aggiunge - era assolutamente importantissimo e lo era anche fuori dal campo. L'allenatore, Helenio Herrera, aveva avuto una grande importanza, ma altrettanta l'aveva avuta Picchi, a livello sia di comando che di gestione della squadra".

Il ricordo di Picchi è qualcosa di straordinariamente vivo in tutti quelli che prendono parte alla manifestazione. Un uomo che viene celebrato anche per la fantastica capacità di diventare un simbolo in tre città, leader negli anni cinquanta a Livorno, negli anni sessanta a Milano, negli anni settanta a Torino. Lo ricorda così l'assessore allo sport del Comune di Livorno Claudio Ritorni, gli fa eco il presidente della Provincia Giorgio Kutufà. Per il sindaco Alessandro Cosimi il ricordo è ancora più vivo, lui ha avuto quella che definisce la "fortuna di vivere da ragazzino le mitiche gabbionate ai Bagni Fiume. Il suo è stato un esempio di educazione e di disponibilità, un segnale dell'archetipo della livornesità. Qualcosa da tenere in grande considerazione in questo momento in cui i grandi esempi non sono poi tanti".