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Moriero: “Inter-Napoli cruciale. La mia storia in nerazzurro è stata bellissima”

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Le parole dell'ex nerazzurro: "L'Inter deve lasciarsi alle spalle gli errori fatti in avvio e lavorare sui propri punti deboli, a partire dalla fase difensiva"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Repubblica, Checco Moriero, ex calciatore oggi ct delle Maldive, ha parlato così in vista di Inter-Napoli di domani sera.

A inizio campionato si sarebbe aspettato un Napoli così forte?

“No, assolutamente. Molti giocatori importanti sono andati via, era un cantiere aperto. Ma Spalletti ha fatto un lavoro incredibile. Come allenatore è cresciuto in tutto, a partire dalla gestione. Potrebbe essere l’anno giusto. Ma la Serie A è difficile, mai esultare a gennaio”.

L’Inter vincendo potrebbe davvero tornare in corsa per il Tricolore?

“Se porta avanti fino a giugno lo spirito dell’ultimo mese prima della sosta, sì. Ma ricordiamo che non è partita bene. Deve lasciarsi alle spalle gli errori fatti in avvio e lavorare sui propri punti deboli, a partire dalla fase difensiva”.

Il Napoli ne ha punti deboli?

“Sinceramente fin qui ho visto solo pregi, dall’atteggiamento all’intensità. Vediamo se la lunga sosta avrà cambiato le cose”.

Cosa consiglierebbe a Simone Inzaghi per battere questo Napoli?

“Ovviamente Inzaghi, che è bravissimo, non ha bisogno dei miei consigli. Sa bene che la partita è cruciale, come lo sanno i giocatori. Molto faranno le motivazioni”.

Nel 1997, finito il suo contratto con la Roma, lei si era accordato con il Milan di Capello, poi firmò con l’Inter. Le spiace non avere mai giocato in rossonero?

“Era un Milan molto forte, guidato da un grande tecnico. Ma non rimpiango nulla. All’Inter ho vissuto una storia bellissima”.

La sua prima stagione all’Inter, la 1997-98, le valse l’esordio in Nazionale. Fu il migliore anno della sua carriera?

“In quell’anno a dire il vero fatto quello che facevo sempre: saltare l’uomo e crossare. Certo che se lo fai per Ronaldo, Zamorano, Baggio, tutto riesce meglio”.

Qual è il giocatore più forte a cui ha mai fatto il famoso gesto dello “sciuscià”, fingendo di lustrargli la scarpa dopo un gol?

“L’ho inventato proprio all’Inter, quella squadra ogni domenica era uno spettacolo. L’ho fatto allo Zio Bergomi, a Zanetti, a Djorkaeff, tutti fortissimi. Ma Ronnie in quel momento era il migliore, lo sanno tutti. Come Baggio lo era stato qualche anno prima”.

Al Napoli chiuse la carriera, prima in Serie A, poi in B. Cosa ricorda con maggiore affetto di quell’esperienza?

“Avevo problemi al ginocchio, purtroppo. Ma ricordo la domenica, lo stadio pieno, l’amore della città per la squadra. Avevamo 60mila spettatori in Serie B, una cosa meravigliosa”.

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