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Si è accasciato a terra ed è morto in diretta tv, sul campo del Pescara. Piermario Morosini, il giocatore 25enne di proprietà dell'Udinese e in prestito al Livorno, è morto mentre giocava una partita della Serie B: nessuno è riuscito ad aiutarlo, nonostante l'intervento in campo di diversi dottori.
Adesso, a distanza di mesi, è stata aperta un'indagine su quella triste fine e sul registro degli indagati sono finiti i nomi dei medici sociali di Pescara e Livorno insieme a quello del medico del 118 che ha soccorso il giocatore. Il sostituto procuratore Valentina D'Agostino, insieme agli investigatori, sta valutando le conseguenze del mancato uso del defibrillatore. La Procura cerca di accertare non soltanto le cause della morte del calciatore, ma, soprattutto, se in quella manciata di minuti, il calciatore poteva essere salvato proprio con l’uso dello apparecchio salvavita che in effetti non è mai entrato in uso.
Il presidente del club livornese, Aldo Spinelli a proposito ha detto: "Ritengo ingiusto che sia stato accusato il nostro medico, che a Pescara non poteva fare di più di quello che ha fatto. Tutti i dottori presenti, anche quello che era in tribuna, un luminare, hanno fatto tutto quello che potevano fare, poi c'è stato il ritardo dell'ambulanza. Se fosse arrivata nei tre-cinque minuti con il defibrillatore forse sarebbe finita diversamente, ma lo lascio giudicare agli altri. L'avviso di garanzia a un medico che ha pianto, che ha assistito Morosini come ha potuto, sinceramente mi è dispiaciuto".
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