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L'Inter, per bocca dell'ad Beppe Marotta, ha detto no alla ripresa degli allenamenti collettivi a partire da lunedì: troppi punti critici evidenziati nel protocollo fissato dal Governo, impossibile seguire i dettami alla lettera. Una tesi, quella nerazzurra, sostenuta anche da numerosi altri club di Serie A, il che alimenta ulteriori dubbi sulla ripresa delle competizioni. Così scrive La Repubblica:
"L'ad dell'Inter, Giuseppe Marotta, ieri in una assemblea informale dei club di Serie A, è salito sull'Aventino della quarantena obbligatoria per allenarsi. [...] L'Inter lamenta anche il problema del reperimento dei tamponi: irreperibili in Lombardia per tutti i membri dello staff (e con difficoltà per i soli giocatori). Ma soprattutto la mossa di Marotta è un assist proprio ai calciatori, che da settimane fanno muro respingendo l'idea di restare reclusi due settimane".
GLI ALLEATI E UN DUBBIO - "Sulla posizione dell'Inter, si sono subito schierati molti club, dal Milan all'Atalanta, dal Napoli alla Fiorentina fino alle due genovesi e al Verona. Ma anche Torino e Udinese di Cairo e Pozzo, «ultrà» del non giocare più. Appena 24 ore dopo il voto unanime con cui la Lega di Serie A chiedeva di ripartire con il campionato il 13 giugno, il vento è già cambiato e il timore dei vertici del calcio italiano è proprio che la mossa celi un intento: non tornare a giocare. Un cattivo pensiero sostenuto da una domanda: perché altrimenti sollevare dubbi adesso su un punto inserito già nel protocollo di aprile?".
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