LEGGI ANCHE
"Per comodità si pensa che l’amore fra Mou e la gente interista sia sbocciato il primo giorno, con il famoso «Ma io non sono un pirla». Affrettato: non è un pirla lui, ma non lo sono neanche i tifosi nerazzurri, non così facili da conquistare. Quel giorno i futuri innamorati iniziarono semplicemente a piacersi, perché un’empatia come quella che sarebbe stata non si costruisce con una battuta venuta bene. Si alimenta giorno dopo giorno: con i risultati, certo, perché se lo Special non avesse portato l’Inter a vincere quello che vinse in quei due anni, oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia. Ma pure con gesti e parole, e Mourinho li azzeccò quasi tutti: prima togliendo dalla superficie dell’orgoglio e dei desideri nerazzurri la polvere che si era sedimentata in passato, e neanche i molti trofei in bacheca l’avevano tolta. E poi andando nel profondo".
"In questa sfida a tutto il mondo fuori (dall’Inter), un tempo impari e invece sempre più eccitante, si è alimentata la simbiosi della felicità fra Mourinho e l’Inter. Così felice da non rientrare a Milano con la squadra dopo la vittoria della Champions, perché la testa, non il cuore, gli aveva già detto Real e tornando forse non ce l’avrebbe più fatta a dirottare la sua carriera verso Madrid. In realtà Mou non aveva mai illuso nessuno: già da tempo aveva fatto capire a chi voleva capire di aver scelto l’addio. Poi l’ha anche spiegato: l’addio, e pure quel mancato saluto che aveva ferito chi lo aveva aspettato tutta la notte, nella loro casa. Tutto quello che Lukaku non ha saputo (ancora) fare", racconta il quotidiano.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Inter senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con FC Inter 1908 per scoprire tutte le news di giornata sui nerazzurri in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA