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Mourinho-Inter, un amore che non passerà mai. L’eroe del Triplete sempre capopopolo a San Siro

Un ex mai dimenticato dai tifosi nerazzurri, un allenatore che ha lasciato il segno nel cuore degli interisti che mai scorderanno quanto fatto e detto dal portoghese

Non solo Lukaku, anche José Mourinho sarà una ex della partita di domani tra Inter e Roma. Un ex mai dimenticato dai tifosi nerazzurri, un allenatore che ha lasciato il segno nel cuore degli interisti che mai scorderanno quanto fatto e detto dal portoghese.

"Il cuore degli interisti continua a battere per Mourinho con nostalgia che non prevede rimpianti. Anche se da poco ha pronunciato una frase sarcastica, rimbombata in apparenza come schiaffo: «Non sapevo che Lukaku avesse avuto un ruolo così importante nella storia dell’Inter». Anzi, proprio perché l’ha detta: parole in cui riconoscerlo per come i tifosi nerazzurri lo hanno conosciuto, il santo protettore della sua gente e della sua squadra - e oggi Lukaku lo è, e gioca nella sua squadra - sempre e comunque, a prescindere. Coerente a costo di essere frainteso", scrive La Gazzetta dello Sport.

"Per comodità si pensa che l’amore fra Mou e la gente interista sia sbocciato il primo giorno, con il famoso «Ma io non sono un pirla». Affrettato: non è un pirla lui, ma non lo sono neanche i tifosi nerazzurri, non così facili da conquistare. Quel giorno i futuri innamorati iniziarono semplicemente a piacersi, perché un’empatia come quella che sarebbe stata non si costruisce con una battuta venuta bene. Si alimenta giorno dopo giorno: con i risultati, certo, perché se lo Special non avesse portato l’Inter a vincere quello che vinse in quei due anni, oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia. Ma pure con gesti e parole, e Mourinho li azzeccò quasi tutti: prima togliendo dalla superficie dell’orgoglio e dei desideri nerazzurri la polvere che si era sedimentata in passato, e neanche i molti trofei in bacheca l’avevano tolta. E poi andando nel profondo".

"In questa sfida a tutto il mondo fuori (dall’Inter), un tempo impari e invece sempre più eccitante, si è alimentata la simbiosi della felicità fra Mourinho e l’Inter. Così felice da non rientrare a Milano con la squadra dopo la vittoria della Champions, perché la testa, non il cuore, gli aveva già detto Real e tornando forse non ce l’avrebbe più fatta a dirottare la sua carriera verso Madrid. In realtà Mou non aveva mai illuso nessuno: già da tempo aveva fatto capire a chi voleva capire di aver scelto l’addio. Poi l’ha anche spiegato: l’addio, e pure quel mancato saluto che aveva ferito chi lo aveva aspettato tutta la notte, nella loro casa. Tutto quello che Lukaku non ha saputo (ancora) fare", racconta il quotidiano.



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