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CorSport su Mourinho: “Ex mitomane, non più Special. Sembra il Dio di Nietzsche”

Getty Images

Il Corriere dello Sport in edicola oggi racconta la parabola discendente di Mourinho, in difficoltà con il suo Tottenham

Matteo Pifferi

"La strategia comunicativa di Mourinho, in parte, ha funzionato ancora. Dopo la disastrosa eliminazione per mano della Dinamo Zagabria, l’allenatore portoghese ha studiato infatti l’unico coup de theatre possibile: recarsi negli spogliatoi degli avversari per i più sportivi dei complimenti post-partita, rivendicando poi prontamente il gesto davanti ai microfoni". Apre così l'articolo del Corriere dello Sport in merito all'eliminazione dall'Europa League, per mano della Dinamo Zagabria, del Tottenham di José Mourinho, protagonista nel post-partita del gesto di fair play, con l'applauso e il riconoscimento agli avversari di aver meritato la vittoria. "In questo modo Mourinho ha spostato, in parte, l’attenzione dai suoi mediocri risultati sulla panchina degli Spurs", scrive il quotidiano.

Mourinho e le difficoltà al Tottenham

"Sì perché poi, al di là dell’improvvisato terzo tempo calcistico, la realtà torna prepotente e con essa la stagione fallimentare del suo Tottenham: ottavo in campionato, fuori prematuramente dall’Europa e con solo una finale di Coppa di Lega, neanche di FA Cup, da giocare con il City del suo vecchio duellante Guardiola. Un totale “fallimento”, per citare la stampa inglese", aggiunge il quotidiano che poi entra nel dettaglio:

"Mourinho, e questa è la cosa più grave, non è mai davvero entrato nella testa dei suoi giocatori. Perciò dopo la partita ha parlato di sconfitta “umana” ancor prima che sportiva. [...] Come al solito Mourinho si è assunto le proprie responsabilità però, in questa occasione, ha riservato ai suoi calciatori il banco degli imputati. I tempi del condottiero che isolava e proteggeva il gruppo sono ormai lontani: José per la prima volta ha chiamato in causa i giocatori, e solo dopo ci ha messo la faccia. Una faccia ormai stanca, delusa, terribilmente invecchiata – e non certo da ieri. Sembra infatti che i risultati del Mourinho allenatore seguano la parabola del Mourinho personaggio, un ex mitomane di grande successo ridotto ad essere umano, troppo umano; costretto a riciclarsi come buono perché impossibilitato a fare il cattivo e ad alimentare quella narrazione, barricadera e formidabile, del “noi contro il mondo”. Insomma, un uomo sazio ed egocentrico che ha esaurito il suo mito e trasformato la sua forza - la gestione del gruppo - in una debolezza: a questo punto non resta che l’allenatore, imbiancato nei capelli e superato dai più giovani, aspiranti mitomani con più fame di lui. Ecco perché oggi José Mourinho da Setubal, novello eroe decoubertiano, sembra aver fatto la fine del vecchio Dio nietzschiano: invecchiato, e poi morto, per esser diventato troppo buono e troppo solo".

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