In un'intervista a La Gazzetta dello Sport, José Mourinho ha raccontato l'annata del Triplete dell'Inter a 10 anni di distanza ha parlato della notte di Barcellona:
ultimora
Mourinho: “Barcellona-Inter, ecco cosa dissi a Guardiola e perché. A Madrid feci parlare…”
Lo Special One racconta due notti indimenticabili del 2010 dell'Inter: quella del Camp Nou e quella della vittoria di Madrid
Moratti: «Barcellona, la partita più drammatica della mia vita». Può dire la stessa cosa?
«No, perché in tribuna hai tempo di vivere il dramma, al limite puoi pregare, in campo devi trovare soluzioni. Ho detto che è stata la sconfitta più meravigliosa della mia carriera: non perdemmo 1-0, ma vincemmo 3-2 in condizioni epiche».
E trovò il tempo di andare da Guardiola a dirgli qualcosa.
«Quando Busquets cadde quasi tramortito io ero in diagonale fra la nostra panchina, la loro e il punto dove Thiago Motta venne espulso. Con la coda dell’occhio vedo la panchina del Barcellona che festeggia come se avessero già vinto, Guardiola che chiama Ibra per parlare di tattica: tattica in 11 contro 10... Gli dissi solo: “Non fare festa, questa partita non è finita”».
A Madrid scelse per parlare, prima della finale, Zanetti, Eto’o e Figo, già ambassador nerazzurro: perché?
«Zanetti perché era il capitano e il simbolo di quella generazione di giocatori dell’Inter che avevano un sogno. A Eto’o ho detto: “Da te voglio il sentimento, devi spiegare cosa è una finale di Champions e come si vince”. Luis perché è un ottimista, poteva dare l’idea della felicità di giocare quella partita: lui avrebbe pagato per giocarla».
Lei festeggiò con suo figlio sulle spalle, mescolando pubblicamente i sentimenti dell’allenatore Mourinho e dell’uomo José: un inedito.
«Zuca (José junior) quando vinsi la Champions con il Porto aveva quattro anni: c’era, ma non ricordava nulla. Prima di affrontare il Barcellona mi disse: “Voglio una Champions da poter ricordare per tutta la vita”. Sopra le mie spalle se la sarebbe ricordata meglio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA