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Mughini sulla Juve: “Vincere il campionato è stata un’impresa, follia prendere Sarri. E Pirlo…”

Il giornalista ha parlato anche dello scarso feeling tra i bianconeri e la Champions League

Matteo Pifferi

«A che cosa aggrapparsi in una simile situazione? Al campionato appena vinto, un vera impresa. Non ci sono squadre, nella grande Europa del calcio, che hanno conquistato nove titoli di fila. E Sarri, che è un fenomenale uomo di campo, di questo successo ha fatto parte: non dimentichiamolo». E' questo il pensiero di Giampiero Mughini, giornalista, scrittore simpatizzante juventino a La Gazzetta dello Sport in merito all'esonero di Sarri e alla scelta di affidare le chiavi della panchina a Pirlo.

La delusione per l’eliminazione dalla Champions, però, è dura da digerire.

«La coppa non la vinciamo dal 1996, c’era ancora al mondo mia madre che, ricordo, durante i calci di rigore contro l’Ajax, uscì dalla stanza perché non sopportava la tensione. Questo per dire che non è frequente vedere la Juve trionfare in Europa, ci siamo abbastanza abituati. E poi vogliamo essere sinceri?».

Prego.

«Questa Juve è una delle più deboli degli ultimi anni, di sicuro non all’altezza delle grandi squadre europee. Cristiano Ronaldo è, allo stesso tempo, un portento e un ingombro: vuole fare tutto lui, ma in questo modo condiziona il gruppo. Le punizioni, per tutta la stagione, le ha volute tirare lui, e ne ha realizzate pochissime, quando in squadra c’erano anche Dybala e Pjanic che non sono proprio degli sbarbatelli. D’altronde l’esonero di Sarriha radici lontane. Ricordate che cosa accadde un anni fa, quando Sarri arrivò alla Juve?».

L’allenatore andò a trovare Ronaldo in vacanza e...

«Vado avanti io: gli chiese se avesse desiderato fare il centravanti nella sua Juve. La risposta fu: “Non ci penso nemmeno”. Al Napoli Sarri era stato un maestro per i tre piccoletti là davanti, per i centrocampisti, per i difensori. Ma qui alla Juve a chi insegnava il suo calcio? A Bonucci? A Pjanic? A Ronaldo? Non scherziamo, per favore».

Quindi il fallimento di Sarri, secondo lei, era scritto?

«Ingaggiare Sarri è stata un’idea folle venuta a due uomini molto esperti di calcio come Paratici e Nedved. Io non capisco come possano aver avuto questa intuizione. Si è detto: “Arriva l’uomo del bel gioco”. Ma chiedo: che cos’è il bel gioco. Il bel gioco non esiste. O meglio, esistono tanti modi belli di giocare: erano belle la Honved di Puskas, la Grande Inter di Herrera, l’Ajax di Cruijff, il Milan di Sacchi, ma stiamo parlando di squadre molto diverse tra loro. Dunque, deduco che il gioco lo fanno i giocatori, cioè gli interpreti, e non viceversa. Io, onestamente, Sarri non lo avrei preso per la Juve».

E adesso arriva Pirlo.

«È una scelta il cui ardire intellettuale mi piace da morire. Applaudo a scena aperta se penso al tipo di giocatore-uomo che è stato Pirlo».