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Mura (Repubblica): “Juve e Roma di un altro pianeta, soprattutto dopo il derby…”

Francesco Parrone

Juve e Roma sembrano di un altro pianeta, anche se il campionato è uguale per tutti. Diverso il rendimento: la Juve ha vinto le ultime 9 partite, la Roma aveva vinto le prime 10, ed è ancora imbattuta. Appuntamento il 5 gennaio a Torino....

Juve e Roma sembrano di un altro pianeta, anche se il campionato è uguale per tutti. Diverso il rendimento: la Juve ha vinto le ultime 9 partite, la Roma aveva vinto le prime 10, ed è ancora imbattuta. Appuntamento il 5 gennaio a Torino. Sembrano di un altro pianeta soprattutto dopo aver visto il derby di Milano, che l’Inter ha vinto con merito grazie a una chicca di Palacio (tacco beffardo quanto elegante). Ma brutto assai, il derby. Non è un caso se alla fine tra i più in vista troviamo Muntari e Guarin, due illustri muscolari. Kakà da una parte e Palacio (troppo isolato) dall’altra hanno cercato il bel gioco, ma la maggioranza dei giocatori era diversamente orientata. Tanti errori, tante randellate, con un arbitro troppo tollerante nel primo tempo (anche su un netto rigore di Zapata sul solito Palacio) e troppo fiscale nel secondo. Ma sarebbe troppo chiedere un buon arbitraggio quando intorno fiorisce il festival del “vorrei ma non posso”. Quando le due milanesi scendono in campo, i loro punti sommati sono 47 contro i 46 della Juve. Allegri prova la carta-sorpresa col giovane Saponara (fino a ieri, 35’ in tutto). E, rigore per l’Inter a parte, il Milan gioca meno peggio, Poli butta via un’occasione enorme. L’Inter fa muro e aspetta. Ed è premiata, perché nell’ultimo quarto d’ora il calo fisico del Milan è impressionante, il pallone balla davanti ad AbbiatiPalacio (che giocatore, davvero) finisce per buttarlo dentro.

L’Inter non vinceva da 40 giorni e festeggia con un successo il primo derby di Thohir. L’Inter scavalca il Verona ma la soddisfazione è un’altra. Per tecnica, per una bella partita si prega di ripassare. Magari l’anno prossimo. Bisogna ringraziare la Roma perché sta tenendo vivo un campionato che, senza di lei, la Juve avrebbe già messo in cassaforte. Un campionato in cui non basta dopo 17 turni essere imbattuti e aver collezionato 41 punti (media da scudetto), perché la Juve sta cinque punti più sopra e il 5 gennaio riceverà la Roma. Se la batte, buonanotte ai suonatori. Ma anche un pareggio basterebbe a tenere a distanza la prima inseguitrice. Solo una sconfitta rimetterebbe in discussione lo scudetto. La sfida più importante del girone d’andata càpita dopo la sosta invernale, quella che fa più paura agli allenatori. Perché da viaggi, cenoni, veglioni può uscire indebolita la forma dei giocatori e quindi la compattezza della squadra.

Non di molto, magari, ma spesso sono i piccoli dettagli a fare la differenza. Un bizzarro regista ha stabilito che 4 gol facesse la Juve e altrettanti la Roma. A rimetterci è soltanto il record d’imbattibilità di Buffon, che si ferma a 745’, un po’ per la bravura di Bonaventura e Moralez un po’ per la distrazione di Pogba (che poi si farà perdonare). I 4 gol della Juve pesano di più perché segnati a Bergamo, campo difficile. I 4 della Roma pesano di meno perché segnati al Catania, ultimo in classifica e nemmeno provvisto della rabbia degli ultimi. Vediamo cosa s’inventa Garcia. Ieri ha mandato in campo una Roma con un solo interditore (Pjanic), ma con la Juve sarebbe un suicidio. Probabile che mantenga Gervinho fisso a destra per impensierire Asamoah, che spesso fa da rampa di lancio sulla sua corsia. Certo è che le due squadre giocano da squadra, pur con caratteristiche diverse. Il goleador della Juve è Tevez, un attaccante, della RomaBenatia, un difensore, con Gervinho, Strootman e Florenzi: nessuno dei quattro è uno specialista.

Forse non ci sarà Pirlo e Totti non è ancora lui, ma gli ingredienti per una grande partita ci sono tutti. L’anti-Juve doveva essere il Napoli, che perde troppi punti in provincia e deve cominciare a guardarsi alle spalle, con la Fiorentina a 3 punti (ancora Rossi). Il Verona (ancora Toni) può fare altra strada verso l’Europa, se non esagera con le cessioni, e il Torino può contrastarle la qualifica di rivelazione dell’anno (ancora Cerci). Per Ventura sembra tornato il tempo delle libidini: termine suo, a indicare piena soddisfazione.