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L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport propone una bella intervista a Carlo Muraro, ex calciatore dell’Inter e idolo del nuovo allenatore nerazzurro, Stefano Pioli. Il Jair bianco, così era soprannominato quando ancora calcava i campi di calcio, fa l’in bocca al lupo al tecnico emiliano e spiega come la sua passione lo aiuterà a risollevare un ambiente abbastanza depresso a seguito dei risultati insoddisfacenti degli ultimi mesi: “Si è presentato nel migliore dei modi fissando un traguardo, il terzo posto, che è alla portata e rendendo subito nota la sua fede calcistica. Credo che l’ultimo tecnico-tifoso sia stato Gigi Simoni e nel complesso non ne abbiamo avuti tanti. Non è un aspetto trascurabile, anzi ha la sua importanza».
Ci sta dicendo che si lavora meglio?
«Beh in un certo senso sì. Perché trasmettendo il tuo entusiasmo ai giocatori e ai tifosi crei legami saldi. Diciamo che accanto al rigoroso professionista Pioli ci sarà la passione di Stefanino».
Che da sola non può bastare per confezionare una torta gustosa. Altri ingredienti?
«Se dal mercato di gennaio arrivasse Biglia verrebbe colmata la lacuna in mezzo al campo dove serve un regista. Medel è un mediano di alto profilo, ma non può fare quel ruolo».
Pioli riparte dalla difesa a 4, il resto lo troverà per strada.
«Credo che il suo primo passo debba essere quello di capire chi ha nello spogliatoio. Deve cioè scoprire l’uomo che c’è dietro il giocatore. Quello, il giocatore, lo conosci dai gesti tecnici o atletici o agonistici, ma occorre poi approfondire la conoscenza dei caratteri. Ho visto finora troppe pause di gioco, arrendevolezza, difficoltà nelle reazioni ai momenti di difficoltà. Una grande squadra è fatta da grandi uomini».
E tatticamente?
«Le individualità sono buone, bisogna farne un collettivo che giochi bene. Come l’Inter del 1978-79, una formazione spettacolare che gettò le basi per lo scudetto dell’anno dopo. Dove giocammo meno bene ma non commettemmo errori tipo il derby gettato via negli ultimi minuti. Avessimo battuto il Milan ci saremmo fiondati nello sprint tricolore già l’anno prima. Invece due sassate di De Vecchi da fuori area pareggiarono le reti di Oriali e Spillo».
Il miracolo di De Vecchi, titolò la Gazzetta: Pioli debutterà a San Siro proprio nel derby.
«Mi auguro di vedere un 4-3-1-2, con Banega dietro Icardi ed Eder».
Cioè Candreva e Perisic fuori?
«Ottime ali, però con loro Icardi resta da solo in area: non lo aiutano perché non chiudono verso il centro. Se al fianco di Icardi ci piazzi Eder impegni maggiormente la difesa e hai due bocche da fuoco. Eder è un eccellente soldato, esegue gli ordini si mette al servizio del centravanti. Mi rivedo in lui: dribbling, velocità, solo di testa è meno pericoloso. Però con lui Icardi non deve uscire dall’area a giocare, cosa che ancora non gli riesce bene (occhio Maurito: se vuoi diventare importante anche per la nazionale bisogna che impari)».
Punterebbe su Banega e Joao Mario?
«Sì, il primo meglio da trequartista libero di inventare: l’ho visto al Siviglia, non segna tanto ma sforna assist. L’altro è un centrocampista completo. In generale deve passare il concetto del movimento senza palla, in troppi la vogliono addosso. E poi va migliorata la tenuta atletica, si corre poco».
Quindi fuori Kondogbia.
«E’ ancora giovane e perciò può maturare. Al momento lo vedo lento di mente, per questo dribbla tanto: non riesce a prevedere lo sviluppo dell’azione e per passare ha la necessità di evitare l’uomo. Un grave limite per quel ruolo»
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