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Carlo Muraro, ex giocatore dell'Inter, ha commentato l'intitolazione dei giardini di Milano a Helenia Herrera ricordando il suo esordio a San Siro: "Eravamo nel 1974. C'erano ancora frammenti della Grande Inter in campo e soprattutto in panchina. Helenio Herrera, il Mio. Mi buttò nella mischia contro il Cagliari. Uno a zero per loro. Ma il risultato, quella volta, per me, non era la cosa più importante. Mi chiamavano il Jair bianco. Un po' pesante come responsabilità. Anche perché il Jair vero giocava ancora. Il Mago era un grande. Un mito per me che ero all'inizio. Ma anche ai senatori, i Mazzola, Facchetti e Suarez incuteva rispetto e paura. Li faceva rigare dritto. Gente che aveva vinto scudetti e coppe. Da lui ho capito cosa voleva dire la parola carisma. Herrera era il carisma fatto persona."
Sulle polemiche relative all'intitolazione a Herrera e le proteste dei milanisti ha aggiunto: "Non ci sto a fare il derby se meritava la piazza più uno o l'altro (Nereo Rocco). Stiamo parlando di due grandissimi. Io parlo per quello che ho visto. Herrera se lo merita un riconoscimento del genere. Non faccio distinzioni tra interisti e milanisti. Herrera aveva un bel rapporto con Milano. Era un uomo che sapeva come entrare nella testa della gente. Azzeccata anche la scelta del luogo da dedicargli: vicino a San Siro, il suo stadio".
E sull'Inter di Spalletti: "Mi piace. Vincere ti dà autostima, convinzione. Basta arrivare quarti? Così poco?"
(Corriere della Sera Milano)
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