Simone Inzaghi aveva accarezzato l’idea di portare il suo veliero indenne oltre la tempesta del golfo di Napoli. Voleva prendere il largo verso il sereno di una classifica diversa da quella che si ritrova ora. Non ci è riuscito, probabilmente commettendo qualche errore nella gestione di una gara comunque molto difficile, che si è complicata ulteriormente con il moltiplicarsi degli imprevisti. Eppure la vasca bollente di Fuorigrotta era rimasta gelata dalla prodezza di Dimarco, in grado di evocare a quelle latitudini paragoni piuttosto irriverenti. Un diamante in grado di rompere un equilibrio che rischiava di rimanere tale sotto l’effetto di due forze uguali e contrarie esercitate nella reciproca speranza di supremazia.


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L’Inter non scappa, ma resta prima: cosa ha impedito a Inzaghi l’allungo sul Napoli
Gli infortuni di Dimarco e Calhanoglu hanno complicato ancora di più un quadro già complesso, costringendo Inzaghi a rivedere i suoi piani, fino addirittura al cambio modulo, durato una manciata di minuti. A sinistra ci è finito addirittura Dumfries, certificando l’emergenza totale che durerà quantomeno nella trasferta di Rotterdam. Inzaghi le ha provate tutte per tenere la barra dritta tra le intemperie e preservare il vantaggio, ma l’Inter ha continuato a imbarcare acqua. Fino a crollare sotto il peso del forcing del Napoli che nel frattempo aveva aumentato i giri nel motore col passare dei minuti.
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—Il gol del pareggio arriva ancora una volta dal versante sinistro nerazzurro, ancora una volta dopo l’uscita dal campo di Alessandro Bastoni. Prematura, evitabile, dannosa. Non può essere un caso, considerando i precedenti contro Milan, Torino, Juventus e non solo. Il tentativo di preservare quello che al momento è l’unico esterno mancino a disposizione si è dimostrato controproducente. Ed era già stato così in altre circostanze. Il baricentro si è abbassato ulteriormente, annullando l’uscita su quel lato e provocando un varco nel quale si è infilato Billing per regolare il termostato del Maradona e alzare i decibel prima del finale col fiato sospeso.
Al triplice fischio tutti negli spogliatoi comunque dopo aver tirato un lungo sospiro di sollievo. Per come si era messa, per quanto si era complicata e per il pericolo corso all’ultima curva con il tiro di Ngonge smorzato poi da una deviazione prima che finisse tra le mani di Martinez. Fuori dal golfo di Napoli, prima di approdare in acque internazionali della Champions League, l’Inter farà la conta degli infortunati.
Deciderà la strategia per affrontare gli impegni che la separano dalla sosta di marzo. Inzaghi si guarderà per un attimo alle spalle, ripensando agli errori da non ripetere. Sarà poi il momento di proiettarsi subito in avanti. Con le mani ben salde sul forziere verso il quale non è riuscito l’assalto del pirata Conte: quello che contiene il prezioso punto di vantaggio grazie al quale i nerazzurri sono ancora in vetta. Ammaccati, feriti, ma ancora davanti a tutti. E con la rotta da inseguire ben chiara in mente.
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