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A 16 anni al Benfica. Ha avuto paura ad andare lontano da casa, da solo?
«Paura proprio no. Io se prendo una decisione non mi guardo indietro. Amo ricevere nuovi stimoli, uscire dalle zone di comfort, lasciare le mie abitudini. Mi piaceva anche l’idea che non conoscessi neanche la lingua».
Come si vive il passaggio dalle giovanili alla prima squadra?
«Se entri pensando di essere il fenomeno di turno ti mettono subito una croce sopra. Ho legato con Joao Mario, che è stato all’Inter: parlava italiano, mi ha fatto i complimenti per la convocazione, è stato bello».
Ora è al Psg, pensa mai che potrebbe succederle di non giocare in Serie A?
«Onestamente no, ho tanti anni di carriera davanti a me. Chissà, a 30 anni magari potrei giocarci (ride)».
Offerte dall’Italia ne ha avute?
«Qualcuno che mi ha cercato c’è stato, ma mai nulla di concreto».
Allora è arrivato il Psg.
«La prima volta che il mio agente ci ha detto che mi voleva il Psg eravamo a tavola: c’erano anche i miei genitori, tutti abbiamo pensato scherzasse. Quando succede pensi solo che sei felice».
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