Fa ancora discutere il caso Acerbi-Juan Jesus nel secondo tempo di Inter-Napoli, quando il difensore nerazzurro avrebbe rivolto a quello azzurro un insulto razzista
Fa ancora discutere il caso Acerbi-Juan Jesus nel secondo tempo di Inter-Napoli, quando il difensore nerazzurro avrebbe rivolto a quello azzurro un insulto razzista. Ne ha parlato, nel corso di un'intervista a Tuttosport, Cristiano Novazio, avvocato dello studio legale DN Law di Milano:
Come potrà svilupparsi il caso dell’insulto razzista attribuito da Juan Jesus ad Acerbi?
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«Innanzitutto bisogna sottolineare che, per applicare con il giusto rigore l’articolo 2 dello Statuto Figc e l’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva Figc in tema di lotta al razzismo e ogni forma di discriminazione, è stato stabilito che vale la percezione oggettiva dell’insulto senza alcuna valorizzazione dell’elemento soggettivo: è sufficiente che l’offesa sia in sé percepibile come razzista e discriminatoria».
Cosa potrà decidere il procedimento a livello probatorio?
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«Al momento sembra la parola di uno contro quella dell’altro. La Procura Figc probabilmente raccoglierà testimonianze e poi ci sono i filmati tv che posso offrire qualche ulteriore elemento. Siamo, però, in una situazione diversa da quella occorsa in uno dei procedimenti più noti in materia di razzismo sul campo in Italia: la squalifica di 10 giornate a Marconi per le offese razziste a Obi in Pisa-Chievo del 2020. In quel caso c’erano molte testimonianze da parte dei calciatori della panchina del Chievo».
Esistono attenuanti per far scendere al di sotto delle 10 giornate l’eventuale squalifica di Acerbi?
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«Il fatto di avere chiesto scusa, come riconosciuto dallo stesso Juan Jesus a fine partita. Anche se le dichiarazioni di Acerbi del giorno dopo suonano un po' come una marcia indietro».