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Sensazioni?
—“Il City ha già perso una finale nel 2021, può ripetere l’errore (ride, ndr). L’Inter ha fatto un cammino eccezionale, nessuno credeva in noi quando nel girone dovevamo affrontare Bayern Monaco e Barcellona. La squadra mi ha sorpreso, Inzaghi e tutto il gruppo sono stati eccezionali. Mi sbilancio, possiamo vincere”.
Lei e Biraghi siete gli unici ex nerazzurri ad aver segnato contro il Manchester City.
—“Ricordo quella sera come fosse ieri. Ero di proprietà dell’Inter, ma avevo chiuso la stagione in prestito al Malaga. Nell’estate 2010, subito dopo il Triplete, in panchina c’era Benitez. Fu organizzata una tournée negli Stati Uniti, l’allenatore mi dava fiducia. Giocai quella partita con Zanetti, Cordoba, Materazzi, Cambiasso. Segnai due gol, ma niente capriole come Oba Oba Martins per esultare: finì 3-0. Era soltanto un’amichevole, eppure allo stadio c’erano 60mila persone”.
Anche loro avevano una grande squadra: Zabaleta, Kompany, Yaya Touré, Viera, Adebayor.
—“Era luglio, noi facevamo due allenamenti al giorno. Loro già andavano velocissimo. Quante legnate ho preso da Kompany e Zabaleta in partita, giocano duro. L’anno successivo andai al West Ham, se non sei al 100% fisicamente in Premier non puoi restare”.
A 21 anni veste la maglia nerazzurra. E quell’anno la rosa è incredibile…
—“Davanti c’erano Adriano, Crespo, Quaresma, Figo, Cruz. Io e Balotelli eravamo i più giovani. Guardavamo Ibrahimovic fare cose incredibili. Se in allenamento sbagliava, dava la colpa a noi. È sempre stato così, non è mai cambiato. Quello era il suo modo per caricarci”.
Lei gioca 9 partite in campionato e segna un gol nel 4-0 alla Roma di Totti.
—“All’Olimpico, con Ibra e Quaresma davanti. Vincemmo lo scudetto, Mourinho è sempre stato un vincente. Il miglior allenatore che abbia mai avuto. Peccato non essere rimasto nell’anno del Triplete, volevo giocare di più per guadagnarmi la nazionale. In nerazzurro facevo l’ala destra, chiuso da Figo e Quaresma”.
Chi era il più forte di quel gruppo?
—“Difficile dirlo. Però ce n’era uno con un talento incredibile che è esploso soltanto quando è andato via, Coutinho”.
E il più simpatico?
—“Dall’esterno non lo direste mai, assolutamente capitan Zanetti. Organizzava di continuo scherzi nello spogliatoio. Ho un gran ricordo anche di Adriano, un gigante buono. Aveva sempre il sorriso. Quello è stato un periodo complicato per lui, la società ha fatto di tutto per aiutarlo”.
Quando torna nel 2010 trova gli eroi del Triplete, Milito ed Eto’o.
—“Samuel era un re, quell’estate invitava me e Santon nella sua stanza durante il ritiro per darci consigli. Ci diceva di stare calmi, di non innervosirci mai in campo. A me ripeteva che dovevo essere freddo davanti alla porta”.
Oggi, però, potrebbe tornare all’Inter in una nuova veste.
—“Se mi chiamassero come osservatore, direi sì all’istante. Presto potrei portare uno dei ragazzi che seguo nelle giovanili nerazzurre, mai dire mai”.
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