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Il Maestro Gatti svela: “Oggi Mozart tiferebbe per l’Inter: ecco perché”

inter lautaro
"Sa chi tiferebbe oggi Mozart? Proprio l’Inter!". Lo ha svelato Daniele Gatti, 62enne direttore d’orchestra tra i più famosi al mondo

«Quando posso, vado su Internet a rivedere i gol di Recoba al debutto: io c’ero...», racconta con stupore intatto Daniele Gatti, 62enne direttore d’orchestra tra i più famosi al mondo, e interista di cuore. La sua squadra gioca a casa di Mozart, nella Salisburgo che lui ha frequentato per anni. Stavolta la tiferà a distanza perché l’Inter è pur sempre “una compagna, un amore, un dolore”.

Maestro, ce ne dica qualcuno.

«Nel 2008 ero ad Appiano per un servizio fotografico di SportWeek con maglia nerazzurra sopra il frac, ai piedi le scarpe di Balotelli e ho palleggiato con Figo e Materazzi: hanno capito che me la cavicchio».


E della squadra di oggi che gliene pare?

«È guidata magnificamente: da quando c’è Marotta le cose si sono messe a posto. Poi sono felicissimo di ciò che siamo, giochiamo come piace a me, con qualità».

Il Maestro Gatti svela: “Oggi Mozart tiferebbe per l’Inter: ecco perché”- immagine 2

Sacchi accusa l’Inter di non essere una vera orchestra, di dipendere troppo dai solisti: è d’accordo?

«Una grande orchestra non è semplicemente un insieme di individui che suonano insieme: ha bisogno del solista, del momento in cui un unico strumento venga fuori. Inzaghi è un direttore d’orchestra che privilegia il bello e anche lui, al momento giusto, chiama un oboe o un flauto e il suono non è mai sgraziato».

E chi sarebbero l’oboe e il flauto in nerazzurro?

«Non necessariamente i fuoriclasse come Thuram e Lautaro, che vorrei diventasse una bandiera. Per me un assolo è anche Dimarco che controlla il lancio di Asllani nel gol alla Roma. O una parata di Sommer dopo 80’ senza fare nulla».

Lei ha diretto per anni a Salisburgo. Cosa può raccontare la città di Mozart all’Inter?

«Sa chi tiferebbe oggi Mozart? Proprio l’Inter! Perché Mozart è imprevedibile, mai scontato, ti sorprende sempre proprio come la mia squadra, che non conosce la noia. La sofferenza in noi interisti è latente, però col Salisburgo non temo: questo girone va vinto».

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