Non aver tifato Juve nella finale di Champions League è diventato, per i giornalisti in genere, un peccato imperdonabile. Ma come, la Juventus che rappresenta il calcio italiano? Finalmente una voce fuori dal coro. E' quella del giornalista Stefano Olivari, molto bravo e lucido nell'analizzare la situazione italiana: "Non abbiamo letto, né dopo né tanto meno prima, qualche voce dissonante rispetto ad un tema che ci è caro e che rappresenta la base del successo planetario del calcio: quello del tifo contro, che non significa dare coltellate ai tifosi rivali ma soltanto gioire per le loro sconfitte nel contesto di vite comunque tristi per tutti. Tre quarti degli italiani hanno tifato per il Real Madrid e bisogna pur dirlo ai media che per settimane hanno raccontato un paese e un calcio inesistenti: semplicemente tre quarti degli italiani non tifano per la Juventus e non si vede perché, a maggior ragione in periodi tremendi (in qualche caso) delle rispettive squadre avrebbero dovuto cambiare idea. Però ogni volta che la Juventus arriva ad un evento simile, e non sarà l’ultima perché la squadra è ormai stabilmente fra i grandi d’Europa, scatta l’operazione ‘L’Italia unita nel tifo per la Juventus che ci rappresenta’ che ormai non esiste più nemmeno per la Nazionale. Rappresentati da Cuadrado? Una modestissima rassegna stampa sull’Inter 2010 o il Milan 2007, per non andare troppo indietro, permette un confronto che dovrebbe imbarazzare molti giornalisti. Non però i tifosi, di alcun colore. Nessuno, a partire dagli juventini, ha mai tifato per gli ‘altri’ in Europa. Al massimo indifferenza, questo sì, ma certo non affetto. Parliamo chiaramente di persone alle quali il calcio interessa davvero, non degli orecchianti che appaiono quando c’è il grande evento o degli eunuchi di Monza o di Catanzaro del genere ‘Le squadre italiane non le seguo, per me esiste solo il Rotherham United’.
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L'analisi di Olivari dello schieramento pro Juve dei giornali e dei media in Italia
Perché ai giornali conviene tifare Juve: "Il comportamento dei giornali è in gran parte spiegato da ragioni aziendali, nella presunzione che ai lettori-tifosi di grandi club piaccia soltanto un’informazione in positivo. Un’idea del pubblico che anche Berlusconi ha in passato teorizzato, ma che purtroppo per i giornali non trova riscontri nelle vendite: diversamente, dopo sei scudetti consecutivi, Tuttosport dovrebbe vendere come la Bild e il Sun messi insieme. Quanto a Mediaset e Sky, la loro missione non è criticare o anche soltanto raccontare, ma vendere abbonamenti a un campionato ai confini del ridicolo: è quindi ovvio, ma non per questo giusto, che la Juventus sia per loro il prodotto per eccellenza, quello da non mettere mai in discussione. Tifoso uguale bambino di dodici anni che deve essere rassicurato, questa l’idea di marketing di base: e via con il vuoto pneumatico dei Vialli e dei Del Piero, trovando normale che la trasmissione di punta sia condotta dalla fidanzata del portiere. Ma tutto questo non potrebbe avvenire se i singoli giornalisti amassero più il loro lavoro del quieto vivere, in un’Italia in cui gli Agnelli non possono più rovinare la carriera di un operaio (avendo quasi abolito gli operai) ma possono ancora farlo con quella di un bordocampista."
(Indiscreto)
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