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Gli opinionisti da televideo dovrebbero solo ringraziare Inzaghi: è grazie a lui se possono…

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L'ambiente nerazzurro si prepara ad un lungo tour de force e dovrà lottare non solo contro rivali agguerrite ma anche contro le pressioni che arrivano dall'esterno a parlare di fallimento qualora nessun obbiettivo dovesse esser centrato
Giovanni Montopoli Direttore 

Parole e musica di Luca Torni che dagli studi di Dazn lancia il monito. Forse viene a galla una reminiscenza del suo passato sportivo dove “vincere è l'unica cosa che conta”. Tutto vero, ma nemmeno troppo.


Il pensiero dell'ex bomber – tra le altre proprio del Bayern Monaco – sembra incontrare il favore di gran parte degli opinionisti che affollano i salotti televisivi, quelli che giudicano guardando il risultato sul Televideo. E basta. L'Inter DEVE vincere. Come se vincere fosse il risultato di una normalissima equazione matematica, e il ritornello lo conosciamo benissimo. “L'Inter è la squadra più forte, l'Inter ha la rosa più profonda, l'Inter è costruita per vincere”. Quante volte l'avete sentito? Troppe.

Serve ribadire che l'Inter – se è la più forte – lo deve al lavoro di Simone Inzaghi capace di celebrare le nozze con i fichi secchi? Serve? Dobbiamo ripetere ancora una volta quale è stato il budget di mercato messo a disposizione per Simone Inzaghi negli ultimi anni? È cosi necessario? Si deve, ancora una volta, sottolineare il numero di partite giocate dall'Inter in stagione fino a questo momento rispetto a quelle giocate dalle contender? Avete ancora bisogno di sentirvelo dire? Probabilmente si. Probabilmente serve perchè se il culto della sconfitta, in Italia, ha un peso pressochè nullo l'obbligo di vittoria pesa quanto un macigno ma – attenzione – solo sulla testa di Simone Inzaghi.

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Le ultime uscite del tecnico nerazzurro sono la conferma che questo clima da “obbligo di vittoria” inizia ad alimentare un senso di fastidio. Lo ha confermato nelle conferenze pre e post Bayern e qualche sassolino dalla scarpa il tecnico se lo è tolto anche in precedenza. Il concetto è chiaro, l'Inter è attesa al varco, da molti, pronti a celebrare la sconfitta della squadra con l'indice che punta il cielo. I giudizi incombono come la più classica spada di Damocle che pende sulla testa del tecnico e non solo. La squadra però è compatta e viaggia verso l'obiettivo che non è per forza VINCERE ma cercare di andare fino in fondo in tutte le competizioni (ripetetelo come un mantra “cercare di andare fino in fondo in tutte le competizioni”).

Inter Inzaghi Lautaro

Siamo a metà aprile e al momento tutto viaggia secondo i piani. L'Inter è in corsa su tre fronti, unica italiana ad esserlo (dobbiamo ricordare anche questo?), ha messo in cassa il primo round di Champions League contro il Bayern Monaco (“eh ma le assenze”). Il mirino è ben visibile sulle schiene della truppa nerazzurra che sa bene di esser attesa al varco. Badate bene che le ugole sono calde, caldissime, pronte a ripetere fino allo sfinimento quel fastidioso motivetto “te l'avevo detto io”.

La realtà dei fatti però è differente. Il cammino dell'Inter è sotto gli occhi di tutti, ben chiaro, celebrato fuori dai confini nazionali dove non è mai stato messo in discussione il valore di un tecnico che potrebbe tranquillamente sedere su qualunque blasonata panchina. Se non dovesse andar bene il dramma sarà per chi non ha goduto di quello che la squadra di Inzaghi è stata capace di realizzare fino a questo momento. I tifosi nerazzurri lo sanno, non sono stupidi, non possono non riconoscere l'impronta del tecnico – ben marcata – in questo percorso. Dovesse andar male sarà stato bello viverlo fino in fondo, sarà stato bello lottare punto a punto, restare incollati al campo o davanti alla televisione, godere delle vittorie e alimentare un senso di fastidiosa novità per le poche sconfitte. Abitudine che il tecnico ha reso rara. Abitudine che negli ultimi 10 anni prima dell'arrivo di Inzaghi era fin troppo ricorrente.

Respirate bene e restate concentrati.

Ci aspettano giorni duri.

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