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Ordine (Giornale): «Ecco il vero capolavoro tecnico di Mancini»

È sempre l’Inter col suo primato a dividere e a far discutere la platea dei critici e non solo. Ma per trovare una spiegazione convincente al primato interista l’unico modo è rifugiarsi nella striscia di numeri, come fanno parecchi...

Lorenzo Roca

È sempre l’Inter col suo primato a dividere e a far discutere la platea dei critici e non solo. Ma per trovare una spiegazione convincente al primato interista l’unico modo è rifugiarsi nella striscia di numeri, come fanno parecchi media in questi giorni e come fa anche Franco Ordine sulle pagine del Giornale: «Nel calcio in particolare, non mentono mai. E maneggiandoli con cura si colgono al volo due particolarità: l’unità del gruppo, la solidità della difesa. 21 fin qui i calciatori utilizzati dal primo minuto da Mancini nelle 13 gare: significa aver coinvolto a più riprese la stragrande maggioranza dello spogliatoio che non a caso può pubblicare su Instagram la foto della festa privata dopo le 4 pappine rifilate al Frosinone, tutti con una posa (tenendosi il mento) che è uno sfottò nei confronti di Brozovic. Il vero capolavoro tecnico, realizzato a metà tra Ausilio (l’uomo-mercato) e Mancini (l’uomo del campo), è stato la rifondazione della difesa, una volta nota come la banda del buco (Ranocchia e Juan Jesus). Con Miranda e Murillo coppia centrale utilizzati insieme, la tabella di marcia è entusiasmante: 5 successi e 2 pareggi, 9 volte su 13 mai preso gol, proprio come accaduto nelle ultime quattro sfide, evento rintracciabile sugli almanacchi solo nel novembre del 2009, stagione del Triplete. È anche vero che davanti a quel muro (Handanovic, contro la Roma e non solo, è stato insuperabile), la trincea costruita con Felipe Melo e Medel all’accorrenza ha contribuito a reggere i confronti più impegnativi. Ma non è una novità: la prima pietra di uno scudetto è da sempre una difesa blindatissima. Miranda è considerato il leader della gendarmeria e non è neanche qui un caso se nelle Seleçao è riuscito a togliere il posto addirittura a Thiago Silva, un mostro sacro».