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Intervenuto sulle colonne de il Giornale, Franco Ordine si è così esposto sul progetto Superlega:
"Ma davvero c’è qualcuno in circolazione, nel mondo del calcio italiano, che pensava di poter mettere alla porta Juve, Inter e Milan? E magari fantasticava che quella di stasera potesse diventare l’ultima apparizione in serie A delle tre? La risposta è naturalmente scontata. Eppure c’è gente, gente di calcio, che risponde di pancia, alcune volte senza nemmeno risultare ben informata sulle modalità della superlega, con dichiarazioni da guerra nucleare o con scivoloni pericolosi. È il caso, ad esempio, di Gosens, tedesco dell’Atalanta, che paragona addirittura l’iniziativa calcistica agli effetti del Covid. E c’era chi accarezzava anche l’idea di un clamoroso boicottaggio, soltanto evocato naturalmente e non realizzato, come Roberto De Zerbi, apprezzato tecnico del Sassuolo, atteso stasera a San Siro dalla sfida col Milan".
"Ecco, allora, prima che la sera incendiasse il progetto spiazzando e imbarazzando i tre club italiani, l’altro spunto che aveva tenuto fin lì banco: la superlega voleva e vuole correre per provare a tagliare lo striscione inaugurale del torneo nel prossimo autunno. La conferma era arrivata da Anas Laghrari, segretario generale della neo organizzazione calcistica, che spiegava al pubblico francese la formula e raccontava degli studi di settore. Fatto sta, per tutta la giornata il clima tra i club era stato da ultimi giorni di Pompei. Perché al netto delle decisioni Uefa nell’assemblea di serie A c’era una voglia matta di mettere fuori i tre della scissione europea. Il quadro, sotto gli occhi di Dal Pino, il presidente, rimasto finora in rigoroso silenzio ma spaventato dagli effetti
dell’eventuale divorzio, era il seguente: 12 club, guidati da Cairo e Ferrero ai quali si era aggiunta la Roma con una nota molto dura nella quale comunicava di essere «fortemente contraria a questo modello chiuso», erano e sono per l’esclusione delle tre mentre altri 5 con in testa de Laurentiis e Lotito, non erano saliti sulle barricate. D’altro canto la stessa dichiarazione di Giovanni Carnevali,
ad del Sassuolo, era una indiretta ammissione della difficoltà di proseguire su questa strada. Sotto la spinta dell’ira aveva minacciato: «Scamacca adesso vale 40 milioni e non più 25 milioni!». Comunque vada ora a finire la vicenda Superlega, il quesito da rivolgergli sarebbe il seguente: scusi, ma con Juve, Inter e Milan fuori dal mercato, chi potrebbe pagare queste cifre? Lo Spezia, il Benevento? Ecco il nodo che resta: così si spinge comunque il calcio di serie A, appesantito dai debiti, sul ciglio del burrone".
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