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Oristanio: “L’Inter ha sempre avuto fiducia in me. I complimenti di Mancini…”

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Il talento classe 2002 di scuola nerazzurra racconta come sta andando il suo secondo anno in prestito al Volendam

Fabio Alampi

In prestito da due stagioni al Volendam, in Olanda, Gaetano Oristanio sta crescendo lontano dall'Italia, con l'Inter che continua a osservare il suo percorso. Il fantasista classe 2002 ha concesso un'intervista a SportWeek: "Le parole di Mancini? Lì per lì non me ne sono reso neanche conto. Ho pensato "ottimo, vuol dire che sto lavorando bene". Poi ho iniziato a pensare".

E a realizzare che hai stregato il Mancio.

"Quando il ct parla di te significa che sei sulla strada giusta. È una soddisfazione che arriva dal lavoro e dai sacrifici della mia famiglia. Sia chiaro, non ho fatto ancora nulla, quindi devo continuare così".

Come hai fatto a convincere Mancini?

"Mi sono sentito libero di osare. Appena arrivati il mister ci ha rinunito in cerchio e ci ha consigliato di giocare come sappiamo, di provare la giocata. Il concetto è stato il seguente: "Nessuna pressione". Non me lo sono fatto ripetere, quindi via di dribbling e uno contro uno. Quando mi lasciano libero rendo di più".

I complimenti saranno arrivati anche dall'Inter.

"Certo. Ci sentiamo sempre, soprattutto con Dario Baccin. Se sto facendo bene lo devo a loro e alla fiducia che hanno sempre avuto nei miei confronti. Tra i ricordi più belli che ho ci sono i due campionati vinti nelle giovanili e i gol segnati al Barcellona in Youth League, nel 2019".

Durante gli allenamenti con la prima squadra, uno estroso come te di sicuro avrà incassato qualche randellata dai più esperti.

"Ecco, appunto. I ritmi erano altissimi, i giocatori andavano a duemila all'ora. A un certo punto salto secco Godin con una bella giocata partendo dall'esterno, ma l'azione successiva finisco a terra con un tackle deciso, diciamo un calcione. Tempo di rendermi conto e lo vedo lì, in piedi di fronte a me. Mi sono rialzato senza dire una parola".

A proposito di giovani italiani all'estero. Iniziate a essere tanti: tu al Volendam, Gnonto al Leeds, Esposito all'Anderlecht, Lucca all'Ajax, Viti al Nizza, Casadei al Chelsea. Qual è la differenza?

"Libertà e fiducia. E per libertà intendo anche la possibilità di sbagliare. Un ragazzo di vent'anni va aspettato, capito, e qui ti danno più occasioni per dimostrare chi sei".

Insomma, l'estero per un vent'enne è come l'El Dorado?

"L'intensità è altissima. L'anno scorso, appena uscito dalla Primavera dell'Inter, ho scelto il Volendam per giocare e oggi sono ancora qui, dopo aver vinto il campionato di Serie B".

Con te c'è anche Filip Stankovic, figlio di dejan, portiere titolare.

"Stiamo sempre insieme. Lui abita ad Amterdam, io a Volendam, ma nei giorni liberi giochiamo alla Playstation o facciamo un giro lungo i canali. Ormai conosciamo a memoria ogni ristorante italiano della zona".

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