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L'inviato della Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti ha intervistato l'arbitro Orsato che ha confessato: "Quando scendo in campo mi trasformo, fino a qualche tempo poteva accadere di “perseguitare” un giocatore colpevole di proteste sguaiate o falli cattivi". Poi ha spiegato meglio il concetto: "Perseguitare? Gli stavo addosso, lo marcavo a uomo. Gli ricordavo per tutta la gara che era a rischio. Non solo, siccome ho buona memoria la cosa continuava anche nelle partite successive. Tipo: “Lei è quello che l’altra volta ha urlato in modo inaccettabile”. Dare del lei al giocatore? Si, è una questione di rispetto per me, ma non dico che loro devono del lei a me. Le prime volte Totti e De Rossi mi guardavano strano: “Cosa vuol dire ‘sto lei”, facevano. Poi si sono abituati".
L'arbitro ha quindi parlato di qualche suo limite caratteriale e poi ha aggiunto: "Andavo in bestia anche quando trattavano male gli altri arbitri, quelli più giovani, poi me lo ricordavo e glielo rinfacciavo in campo. Con Collina, che mi ha dato fiducia, sono cambiato, sono riuscito ad imparare e gestirmi e questo percorso l'ho continuato anche con Braschi". Insomma pare che il fischietto sia molto migliorato. E ha una nota a margine che è nerazzurra: "Se sono permaloso? Perché dovrei tollerare uno che mi urla in faccia. Mi piacciono le critiche fatte nel modo giusto. Zanetti era un esempio in questo senso. Mi diceva: “Orsato, ha sbagliato valutazione”. Rispondevo: “Può essere” anche se in campo un arbitro è sempre convinto di aver visto giusto”.
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