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Orsi: “Miha-Mancio? Annata decisiva per tutti. Al derby magari si insultano…”

Sarà una stagione molto particolare, vissuta a pieno nella città di Milano, per due amici – come Sinisa Mihajlovic e Roberto Mancini – che per una stagione intera si troveranno a duellare per il primato cittadino. Tuttosport ha...

Dario Di Noi

Sarà una stagione molto particolare, vissuta a pieno nella città di Milano, per due amici - come Sinisa Mihajlovic e Roberto Mancini - che per una stagione intera si troveranno a duellare per il primato cittadino. Tuttosport ha provato ad anticiparne la sfida, contattando quel Fernando Orsi che ben conosce entrambi i tecnici (per un passato biancoceleste e nerazzurro).

Orsi, come vede questa rivalità tra i suoi amici Mancini e Mihajlovic? 

«Resterà il grande affetto che li lega ma avranno pochissimo tempo a disposizione per sentirsi perché dovranno pensare 18 ore al giorno ai problemi delle loro squadre. Sarà un'annata decisiva per entrambi». 

In che senso? 

«Mancini non ha più alibi. Nello scorso campionato ha preso in mano un'Inter progettata da un altro tecnico. A gennaio ha già ricevuto rinforzi graditi. Dopo gli ultimi acquisti, la squadra è fatta secondo i suoi desideri. Quindi non può fallire». 

E Mihajlovic? 

«Sinisa si gioca il futuro perché, dopo tanta gavetta, ha davanti una sfida stimolante. Il Milan ha puntato su di lui facendo una scelta in contro tendenza. Ha preso un allenatore che non rientra nel filone nella storia rossonera, come era successo spesso nel recente passato». 

La rivalità stracittadina cambierà qualcosa nel loro rapporto? 

«Per come li conosco può anche succedere che, se il derby sarà particolarmente infuocato, sul campo partirà anche qualche insulto. Ma, a partita finita, sarà tutto come prima. Questo è uno dei pregi più grandi di Sinisa e Roberto: non portano rancore verso nessuno. Si confrontano duramente nello spogliatoio, ma poi per loro torna tutto come prima». 

Mancini veniva considerato allenatore già da calciatore. Invece si sarebbe immaginato un futuro da tecnico affermato di Mihajlovic? 

«Roberto aveva un carisma tale da consentirgli di allenare subito ad alto livello. Sinisa invece ha conquistato consapevolezza a poco a poco. Ha personalità e si sente dentro questa professione. E ha una dote importante per farla al meglio: fa le sue scelte perché ci crede davvero, non per pregiudizio o favoritismo». 

Il giorno del raduno Mancini è sembrato molto sereno. 

«Roberto è cambiato molto rispetto alla sua prima avventura interista. E' più riflessivo. Si sente a casa. L'Inter è l'unica squadra dove sarebbe tornato oltre alla Lazio. Ma in biancoceleste sarà impossibile fino a quando c'è Lotito. O l'uno o l'altro». 

A proposito di dualismi, come se la caverà uno schietto come Mihajlovic con Berlusconi, sempre critico con gli allenatori? 

«Sono due persone intelligenti. Riusciranno ad andare d'accordo. Sinisa accetta le critiche. Non ha mai avuto problemi ad ammettere i suoi errori anche in pubblico. Penso che Berlusconi lo abbia scelto anche perché vuole una persona di carattere con la quale confrontarsi. Cerca un contraddittorio utile alla squadra».  

Al primo giorno di ritiro sia Mancini che Mihajlovic hanno parlato di ambizioni elevate. Al momento chi ha più chance? 

«Con le figurine l’Inter. Mancini ha ottenuto i giocatori che voleva: tecnici, alti e potenti. Ma, se arriveranno anche un esterno e un fantasista, cambieranno ben sette titolari rispetto allo scorso campionato. Bisogna vedere come si adatteranno. Il Milan invece ha una struttura più collaudata e ha un gruppo italiano. L’Inter è il solito mix di nazionalità. Non è facile parlare tante lingue diverse nello spogliatoio anche se il Mancio ormai è poliglotta».