Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il direttore medico della Synlab che ha lanciato un protocollo per la ripresa di diverse attività ha parlato della ripartenza del calcio:
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Ottomano, medico Synlab: “Calcio, problema consistente. Ma c’è soluzione fantascientifica”
Il direttore medico della Synlab che ha lanciato un protocollo per la ripresa di diverse attività ha parlato della ripartenza del calcio
Quanto è complicato ripartire nel calcio?
«I calciatori sono uomini come noi e devono stare alla logica del distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine FFP2. Quindi il problema è veramente consistente. Certo ci sarebbe una soluzione in un certo senso fantascientifica».
Quale?
«Utilizzare un test che dà una risposta immediata. Prima dell’allenamento o della partita tu fai l’esame e naturalmente scende in campo solo chi è negativo. Ma l’esperienza insegna che non possiamo raggiungere la certezza al 100 per cento».
L’idea chiave del protocollo studiato dalla Figc è quella di isolare il gruppo, quasi chiuderlo a chiave dentro il proprio centro sportivo di allenamento.
«Si tratta di un’idea molto nobile. Ma bisognerebbe fare una vita monacale o peggio. Vivere un po’ da reclusi, osservando le norme sul distanziamento».
Ma annullando i contatti con l’esterno non sarebbe possibile?
«Una direttrice sanitaria di una RSA di Milano, le farei un monumento, a un certo punto ha preso una decisione nel pieno dell’emergenza: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Non ha avuto neanche un caso».
Il problema che preoccupa gli scienziati è quello dei viaggi per l’Italia. Bisognerebbe costruire un corridoio protetto, ci sono pullman, in qualche caso aerei da prendere.
«È complicato. Tutto il gruppo dovrebbe usare le mascherina FFP2 o FFP3. Qui gioca un fattore psicologico. I calciatori sono giovani, sono soggetti mediamente esuberanti, a cui dovremmo chiedere di stravolgere il loro stile di vita. Si tratterebbe comunque di grandi sacrifici individuali».
In ogni caso, resterebbe il problema dell’eventualità di una positività che porterebbe alla quarantena.
«Questo è sicuro. E naturalmente il discorso varrebbe anche per i contatti ravvicinati».
Insomma, il rischio zero non c’è, ma con grandi sacrifici si potrebbe avvicinarlo.
«Se ci muovessimo solo con il rischio zero allora non dovremmo attraversare più la strada».
È un po’ la tesi anche del presidente federale Gabriele Gravina. Se dovessimo aspettare il vaccino, a quel punto non si potrebbe ripartire per il prossimo campionato.
«Noi non conosciamo i tempi in cui arriverà il vaccino. E questo virus rappresenta per noi una scoperta continua. Ogni settimana che passa può cambiare il 100 per cento delle cose che conosciamo».
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