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Dalle pagine della Gazzetta dello Sport, l’ex numero uno dell’Inter, Gianluca Pagliuca, ha commentato lo straordinario momento di forma di Samir Handanovic, soffermandosi anche sull’ennesimo rigore parato contro il Verona: “Samir Handanovic è un grande. Quando l’ho visto parare quel rigore, l’ennesimo, contro il Verona e a Luca Toni, ho avuto una immediata conferma a pensieri già esistenti: il portiere top, oggi, è Neuer; poi viene lui sulla scia di Buffon. Troppo bravo Samir. E troppo forte, per mille motivi. Uno di questi aspetti che lo rendono fortissimo è senza dubbio il vederlo così preparato: si vede che ha studiato gli avversari, si vede che non si butta mai a caso e che ha sempre una direzione giusta da prendere. Insomma: studia il... nemico, guarda i filmati, si aggiorna, non lascia mai nulla all’improvvisazione. Fateci caso: in tutti i rigori che ha subìto, praticamente mai è stato spiazzato. Si butta nella direzione giusta, che poi neutralizzi il rigore o no. Capisce dove andrà la palla, ed è una questione di preparazione, certo, e pure di intuito che evidentemente ti viene con l’esperienza, ma pure con doti innate.
Le statistiche che riguardano Samir e il sottoscritto le conosco molto bene: è a quattro rigori parati dal mio record. Io ne neutralizzai 24, e se mi batterà potrò dire di esser stato scavalcato da un grande professionista. Anzi, sono strasicuro che mi batterà, perché qualche altro rigore gli arriverà e la sua esperienza, già alta, si arricchirà via via di materiale per neutralizzare i tiri dagli 11 metri. Non è facile parare un rigore, e questo si sa: però hai sempre meno da perdere tu - portiere - che l’altro, l’attaccante. Io i rigoristi li guardavo negli occhi fino a un secondo prima: dal loro sguardo intuivo se tiravano di qua o di là, potevano anche farmi la finta, ma io avevo anche la controfinta, sempre con gli occhi. Samir avrà i propri metodi e segreti, ma resta il fatto che la sua media è veramente strepitosa. Nonostante sia altissimo, ha capacità eccezionali: uscite basse, palloni bassi, uscite alte, dentro lo specchio. Lui c’è.
E poi ha una grande dote: la continuità di rendimento, che è ciò che rende grande un calciatore, e un portiere di più. E poi ha rapidità, fisico, intuizione, personalità e si vede che è un professionista deciso e decisivo. In questo momento nel mondo c’è prima il portiere tedesco e poi Buffon e lui. Per questo, se fossi un dirigente dell’Inter, non me lo lascerei mai scappare: farei di tutto per poterlo tenere anche nei prossimi anni, per molti anni, perché la grande squadra parte anche e soprattutto da un portiere capace di dare affidamento e di offrire personalità, alla squadra e in prima battuta ai compagni di reparto.
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