Nel suo editoriale per SportItalia, il giornalista ha parlato del futuro di San Siro
Nel suo editoriale per SportItalia, Tancredi Palmeri parla del futuro di San Siro. Negli scorsi giorni, con le parole del sindaco Beppe Sala, la vicenda è tornata d'attualità. "Nell’assurdità della politica italiana che non ti vende gli impianti, foss’anche legandoli a vincoli ambientali e architettonici. Nel gioco delle tre carte delle società che chiedono terreni per costruire stadi, ma in verità pensano solo a grimaldelli per costruirci attorno palazzi da rivendersi".
"Finisce che dopo anni forse si torna al via. Il Comune di Milano ha giustamente voluto proteggere l’unicità e lo splendore architettonico di San Siro, ma è anche vero che non puoi pretendere che venga tutelato se non concedi almeno la proprietà ai club e un po’ di mano libera sull’edificazione attorno. E allora dopo anni in cui le tre parti hanno escluso categoricamente che in una maniera o nell’altra si potesse rimanere a San Siro, ecco che invece giro di vite improvviso e il Comune diventa possibilista su concedere la proprietà dello stadio purché ne venga tutelata la sostanziale integrità".
"Un passo importante per evitare la spesa di gestione di 10 milioni all’anno, e scongiurare la fuga di almeno uno se non entrambi i club a Rozzano e San Donato. In fondo 10 milioni all’anno per un club sono la spesa per un centrocampista mediocre, e ancora meno se lo si divide. E i club che avevano sempre parlato di San Siro al passato, adesso in verità non escludono più la possibilità, ma state certi che per fare il favore al Comune di sollevarlo dallo spettro di 10 milioni di € all’anno da spendere, chiederanno in cambio edificabilità attorno. Speriamo non siano ingordi".
"In fondo a noi tifosi interessa solo che non venga rovinato il capolavoro del Novecento che è San Siro, brand di stadio assolutamente senza pari al mondo. Poi se vogliono costruire attorno che facciano, senza pretendere l'impossibile. L’Inter per ora sembra più incline, ma anche il Milan lo considera. Anche se va sempre ricordato che per il business orchestrato da Cardinale in fase di acquisto della società, il nuovo stadio è fondamentale anche in ottica di cessione della proprietà in futuro, quindi è quello il problema principale del Milan".