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Paolillo: “Oaktree di altissimo livello. Ma per me non resterà all’Inter a lungo”

Marco Astori Redattore 
Le parole dell'ex AD: "La società passa in mano a un creditore che non ha l’onere di un debito con interessi al 12%, una cifra altissima"

Intervenuto ai microfoni de Il Giorno, Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell'Inter, ha parlato così della situazione societaria nerazzurra con il passaggio da Zhang ad Oaktree: «Io vengo dal mondo della finanza: quando un fondo prende in pegno delle azioni e si arriva a scadenza, l’esito è quello che si è visto. La matematica non è un’opinione e la finanza lo è ancora meno».

Come mai Steven Zhang si è ridotto all’ultimo momento per una situazione che conosce da tre anni?

«Credo non abbia trovato le soluzioni a una situazione particolare in cui è costretto ad operare. Ha dovuto agire in mezzo a mille vincoli che lo hanno legato anche a livello di operatività».

Si parla di un tentativo in extremis per tenersi il club...

«Le avrà anche tentate tutte, ma parliamo di un presidente che non ha potuto nemmeno venire a Milano a festeggiare lo scudetto, così come non aveva raggiunto la squadra a Riyadh per la Supercoppa».

È d’accordo con chi afferma che il passaggio a Oaktree potrebbe essere una buona notizia per l’Inter?

«Finanziariamente sì. La società passa in mano a un creditore che non ha l’onere di un debito con interessi al 12%, una cifra altissima».


Qual è il possibile aspetto negativo?

«Conosciamo tutti le regole dei fondi d’investimento, pur seri e di altissimo profilo come Oaktree. L’obiettivo è sempre quello di massimizzare i ricavi».

Si aspetta quindi che gli americani cedano la società dopo un breve interregno?

«L’orizzonte temporale che questi fondi si danno per cedere è di non più di cinque anni. È chiaro che per l’Inter questo passaggio di consegne non può essere vista come una soluzione di lungo periodo».

Non si può pensare quindi a un proprietario che abbia a cuore le sorti dell’Inter...

«Ce le avranno nella misura in cui si tratta di una società in cui hanno investito, mi pare evidente».

Nel frattempo i bilanci dell’Inter mostrano numeri migliori: questo può favorire il ritorno di un investitore italiano come ai tempi di Moratti?

«Non credo ci siano imprenditori italiani che vogliano investire nel settore calcio. Quell’epoca è terminata».

Più facilmente si andrà quindi verso una soluzione estera?

«Oggi i soldi sono altrove. Qualcosa è rimasto negli Stati Uniti, ma come abbiamo visto si tratta soprattutto di fondi».

L’Arabia quindi.

«Lo vede anche lei dove girano le risorse».