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Pardo: “All’Inter il premio della critica, ma Inzaghi ha un rivale. E Acerbi non ha torto…”

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Della lotta in Serie A tra Inter e Juve e del lavoro fin qui svolto dalla squadra di Inzaghi e da quella di Allegri ha parlato il giornalista Pierluigi Pardo

Della lotta in Serie A tra Inter e Juve e del lavoro fin qui svolto dalla squadra di Inzaghi e da quella di Allegri ha parlato il giornalista Pierluigi Pardo su La Gazzetta dello Sport:

Il premio della critica delle prime 18 giornate va senza dubbio alla squadra di Inzaghi che ha dominato molte partite, segnato più di tutti, 42 gol, almeno dieci in più di tutte le rivali, subito meno di tutti, 8 reti, ottenuto 12 clean sheets su 18. In rosa c’è Lautaro, capocannoniere e giocatore più decisivo del campionato. In Premier League e in Arabia saranno pure pieni di soldi, ma lui fa capire ogni giorno che sta benissimo qui.


Buon per Inzaghi che ha numeri simili a quelli del Napoli di dodici mesi fa. Rispetto al campionato scorso c’è però una grande differenza: la presenza di una interlocutrice vera, certamente meno spettacolare ma altrettanto efficace, che si candida a lottare ancora per un bel po’ e che sogna lo sgambetto perfetto in primavera . Il corto muso allegriano è ormai una categoria dello spirito. 33 punti nelle ultime 13 partite, con 10 vittorie, nove delle quali con un solo gol di scarto e tre pareggi. Max continua a parlare di quarto posto e fa bene. Strategia di comunicazione ovvia perché se a fine anno dovesse arrivare secondo, cosa assolutamente plausibile, non si dovrà parlare di fallimento. Ma ormai nessuno dei tifosi bianconeri, da Sandro Veronesi al mitico Zebrone di quel vecchio film firmerebbe per un semplice piazzamento Champions.

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Gennaio da questo punto di vista sarà un mese interessante. La Juve ha un calendario non impossibile, ma comunque occhio alle trappole, l’Inter vuole portarsi a casa la Supercoppa ma deve stare attenta a un paio di trasferte insidiose a Monza e Firenze. La partita con l’Atalanta verrà recuperata a fine febbraio. Quindi la fuga a breve non sembra essere una possibilità e tra 33 giorni, il 4 febbraio alle 20.45, andrà in scena con ogni probabilità una supersfida con le rivali appaiate o comunque vicinissime, una sorta di finale playoff anticipata.

Sui nerazzurri incombe l’etichetta della favorita, quella alla quale Acerbi prova a ribellarsi. In un certo senso ha ragione, lui per primo è l’esempio di come a parametro zero o comunque a prezzi di saldo si possano pescare grandi affari. La strategia marottiana in questo senso è stata vincente. La società è riuscita a coniugare le esigenze di spending review con la competitività della rosa. L’Inter è cool, attrae la meglio gioventù europea, alla Pinetina si sta benissimo, i giocatori di talento la scelgono e si divertono un casino e San Siro è sempre pieno.

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La Juve è cresciuta per sottrazione, attraverso i gregari, con i giovani della Next Gen che diventano protagonisti, con la mentalità allegriana che non sarà champagne, certo, ma funziona eccome. Se non è Gatti è Cambiaso, oppure Yildiz o Rabiot, la Juve trova sempre la strada. Non ha ancora del tutto esaltato il talento di Vlahovic e Chiesa (e questa può essere una significativa area di crescita) ma intanto ha saputo blindare la difesa. Se va in vantaggio difficilmente stecca, è successo solo nello scontro diretto di Torino e a Marassi col Genoa. Il blocco basso con la densità in mezzo è la sua comfort zone naturale, ne sa qualcosa Mou col possesso palla elegante ma improduttivo nella mezzora finale di Juve-Roma. Qualcuno degli #AllegriOut prima o poi potrebbe anche cambiare idea, non ci voleva molto a capire che il livornese non sarà Van Gogh ma nemmeno il Mutandari della mitica gag di Corrado Guzzanti. Le sue tele non verranno esposte al Guggenheim ma intanto arredano bene. Ed è solo grazie a questa Juve così efficace e pratica che la Serie A comincia questo nuovo anno senza che il finale della storia sia già scritto.

 

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